Di banca in banca


Una volta L’Aquila aveva la sua banca, si chiamava cassa di risparmio, . Storia secolare, magari anche tanti difetti e sicuramente un centro di potere anche politico. Ma banca della città comunque, specie ai tempi dell’illuminismo di Tordera. Da Modena giunse la BPER. Un brusco cambiamento, poco cuore e solo managerialità anche esasperata. Solo un’estensione territoriale di lontani poteri economici e affarismi estranei.
Oggi nasce la Banca Gran Sasso e qualche numero la dice tutta: 1900 soci teramani, 500 aquilani. Nomi e vip parlano chiaro. Sì, a luglio apre una sede aquilana. Poi tante macchinette qua e là. Magari sarà anche tutta brava gente, ma di banca in banca, l’aquilanità è svanita e la città che deposita tanti soldi nelle casseforti è indifferente su chi sia il padrone della cassaforte.
Rinunciataria, silente e fredda come sempre, L’Aquila accetta sovranità e signorie esterne. Ci sta, sempre minoritaria e immemore della propria storia. Una resa. Altro che rinascita.

PENSIERINO – In un vecchio libro di storia del diritto romano, tra pagine ingiallite e inzeppate di appunti a matita, spunta una viola mammola appiattita e diafana, secca da decenni. Basterebbe un soffio per distruggerla. Un pensiero verso il tempo scomparso. Sarebbe commovente, se ricordassimo chi ce la regalò. Per fortuna, è buio totale. La mammola continuerà a non esistere più..



22 Maggio 2017

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.