Oltre 3.000 giorni buttati via, basta parole, deprimente retorica e burocrazia


L’Aquila – (G.C.) – Sono trascorsi 9 anni, molto di più di 3.000 giorni, dalla fine dell’altra vita e dall’inizio dell’attuale. Se può definirsi vita.
Non diteci più cose inutili, banalità, fanfaluche sfacciate. Basta con politica e burocrazia. Basta anche con i silenzi della politica, che sa tacere solo quando poni domande sensate. Ovvero per esempio: quando cominciano, quanto costano e quando finiscono i lavori per questo o per quello?
La politica non lo sa perché allungando i brodi, trova tornaconti e spesso anche voti. Sprecati.
L’Aquila è una statua alla quale stanno ricostruendo le braccia, le mani, il peplo, ma non il volto. Non ha volto, dentro è ancora morta, sbiadita, cinerea. Livida e fredda come marmo.
Bertolaso, persona discussa ma certo ben edotta delle cose politiche, disse: “A dieci anni ci metterei la firma”. Intendeva dieci anni per la ricostruzione. Se basteranno, ce ne vorranno venti. Per la città ‘ e per sue povere, dimenticate frazioni dirute e stecchite tra i profili dei crolli.
Non diteci che sono stati spesi 5 miliardi di euro. Diteci perché non si spendono i soldi, anche donati, per palazzi, sedi istituzionali, chiese, il castello, strade, arredi e così via. Diteci perché tante opere ignominiosamente strombazzate sono al palo. Diteci perché nessuno ha pensato al sociale, ai giovani, alla riaggregazione. Vi diremo che le vittime non sono solo 309, neppure onorate con un luogo della memoria. Molte, molte di più, dopo nove anni ancora umiliate e vilipese. Insieme con i sopravvissuti.
Non diteci che centinaia di cantieri rimettono in piedi case e palazzine, perché nessuno sa quanto davvero siano antisismiche. Non esiste il libretto dell’edificio.
Non diteci, infine, che Tizio ha fatto questo e Caio un’altra cosa. Qualsiasi cosa abbiano fatto, era solo il loro dovere, nemmeno portato a termine.
Non esiste nella storia una città distrutta da cataclismi, epidemie, disastri e terremoti, che NON sia stata ricostruita. Lo attesta la stessa storia aquilana.
Non diteci che Stato e Governi hanno fatto questo e quello, perché farlo – anche meglio – era soltanto il loro dovere. Altrimenti di Stato e Governi, faremmo agevolmente a meno. Non si vive solo per pagare tasse e balzelli, e stipendi d’oro a parlamentari e consiglieri regionali.
Diteci solo una cosa: quando L’Aquila sarà di nuovo L’Aquila? Pensate, non ci sono più neppure i portici… il duomo… il teatro… il comune…
(Foto In Abruzzo.com: l’orologio Omega sotto i portici poche giorni dopo il sisma)


06 Aprile 2018

Categoria : Attualità
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