Ramadan, al via tra comunità islamiche abruzzesi: di cosa si tratta


ricevette la rivelazione del Corano, ritenuto una “guida per tutti coloro che intendono intraprendere la retta via della salvezza”.
LA TRADIZIONE. Il mese del Ramadan è per antonomasia il mese del digiuno, usanza, che secondo il Corano era anche un obbligo già per i popoli pre-islamici, e per mezzo di esso il fedele acquisiva il timore di Dio. Oltre a ciò è anche il mese dedicato alla preghiera, alla lettura del Corano, alle opere di bene e di carità, alla meditazione e all’autodisciplina. Infatti i musulmani non solo devono astenersi dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali ma devono anche soprattutto combattere “i cattivi pensieri, le cattive azioni, bestemmie, insulti, menzogne, rabbia e azioni violente”.
DALL’ALBA AL TRAMONTO. Il digiuno e i divieti vanno dall’alba al tramonto, il pasto prima dell’alba chiamato suhur e quello dopo il tramonto iftar , il tutto per una durata di tutto il periodo del mese di Ramadan che varia tra i trenta o ventinove giorni, in base all’osservazione della luna crescente e visto che il calendario Islamico ha 10/11 giorni in meno rispetto a quello gregoriano, ecco il mese del ramadan cade in momenti differenti rispetto all’anno solare, retrocedendo ogni anno di circa 10 giorni. Inoltre va ricordato che a tutto ciò si possono astenere temporaneamente i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza, le donne durante il ciclo mestruale, chi è in viaggio e i bambini che non hanno raggiunto l’età della pubertà. Bambini che ritengono il Ramadan un po’ come il Natale per i cattolici, in quanto ricevono regali, stanno con la famiglia e leggono libri sacri. Il tutto si conclude con la festa del Id al-fitr che segna la fine di un lungo periodo penitenziale ed è anche la seconda festività religiosa più importante della cultura islamica.
L’ISLAM IN ITALIA. Avere dei numeri precisi su quanti possano essere di fede islamica i stranieri presenti in Italia, è un conteggio impossibile in quanto non ci sono delle banche dati sulla confessione religiosa delle persone e pertanto l’unico strumento a cui si fa fede è la nazione di provenienza la cui confessione principale sia Islamica Detto questo si può affermare che i musulmani in Italia rappresentano il 4% della popolazione totale ossia circa 2,5 milioni di fedeli e il dato interessante che emerge è che la comunità musulmana più numerosa è quella Italiana, con oltre un milione di presenze (il 43% ) che però a sua volta si suddivide in naturalizzati il 37% (ossia stranieri diventati Italiana attraverso richiesta di cittadinanza dopo 10 anni di residenza, per matrimonio o per trasmissione automatica ai figli al compimento dei 18 anni) il restante 63% dei musulmani italiani, circa 680 mila persone, comprende i convertiti all’Islam, che l’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane) stima in circa 100 mila unità, di cui la maggioranza donne, i figli di questi ultimi e i figli nati in Italia di genitori naturalizzati. Allo stato attuale non ci sono informazioni sufficienti per separare il dato dei figli di convertiti da quello dei figli di naturalizzati. I musulmani con cittadinanza straniera residenti in Italia sono stimabili in 1.440.000, il 57% dei musulmani presenti nel nostro paese. Queste le nazionalità più rappresentate. Le prime cinque comunità per numerosità rappresentano i due terzi di tutti i musulmani stranieri residenti in Italia e sono Marocco, Albania, Bangladesh, Pakistan, Egitto. La stima prevede che il numero dei musulmani in Italia potrebbe raggiungere, ma senza aumento ulteriore circa il 6/8% della popolazione. Percentuali piuttosto basse per azzardare per ipotesi di “invasione islamica” in Italia.

L’ISLAM IN ABRUZZO. L’Abruzzo rappresenta 1,7% dei musulmani presenti in Italia, nella nostra città abbiamo due luoghi di culto, gestito uno dalla comunità marocchina ed egiziana nella parte ovest della città e l’altra, quella più attiva e più strutturata, gestita dalla comunità Macedone-Albanese e situata nella parte est della città.
L’APPELLO. “Sono più di mille i musulmani a L’Aquila che si preparano per questo momento, fedeli ai quali io personalmente faccio gli auguri di un buon digiuno, con la speranza che sia un mese pieno di benedizioni”. Un appello, quello che il presidente dell’associazione culturale macedone Abdula “Duli” Salihi, membro anche del tavolo interreligioso del consiglio territoriale sull’immigrazione, intende anche rivolgere ai centri culturali della città. Un invito “ad aprire le porte, far conoscere meglio questa realtà, usufruendo anche di collaborazioni con le nuove generazioni affinché si rafforzi la conoscenza reciproca, intesa come arma vincente contro la discriminazione. Importante anche che si lavori molto sui punti di accordo firmati al Viminale tra ministero dell’interno e la Grande Moschea di Roma con le associazioni delle comunità Islamiche, punti che rendono i centri culturali islamici molto più aperti, trasparenti e soprattutto sicuri”.


15 Maggio 2018

Categoria : Cultura
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