Risultati Xenon1t migliorano lato oscuro Universo


L’Aquila – L’esperimento XENON1T, per la ricerca diretta di materia oscura ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha presentato oggi i suoi nuovi risultati. “I dati osservati dall’esperimento – spiega, come riferisce l’AGI, Elena Aprile professoressa della Columbia University che e’ a capo della collaborazione XENON – sono in accordo con le previsioni del piccolo fondo atteso, vale a dire quegli eventi simili a un’interazione di particelle di materia oscura ma dovuti invece a particelle di natura nota, che dobbiamo essere in grado di riconoscere”.
“Questo risultato – prosegue Aprile – permette di fissare un nuovo limite, piu’ stringente, alle possibili interazioni con la materia ordinaria per le WIMP, la classe di candidati di particelle di materia oscura che ricerchiamo con il nostro esperimento”. “Il risultato si basa su una quantita’ di dati pari a 1 tonnellata per anno, una esposizione mai raggiunta in precedenza”, sottolinea Marco Selvi, responsabile nazionale INFN dell’esperimento. “XENON1T ha raggiunto cosi’ una sensibilita’ circa quattro ordini di grandezza migliore di quella ottenuta con XENON10, il primo dei rivelatori del progetto XENON, che aveva iniziato la sua attivita’ ai LNGS nel 2005″.
“Aumentando la massa del bersaglio dai 5 kg iniziali fino agli attuali 1300 kg, e contemporaneamente diminuendo il fondo di un fattore 5000, la collaborazione XENON si conferma alla frontiera della ricerca diretta di materia oscura”, conclude Selvi. “Esplorando sempre meglio lo spazio dei parametri ammessi per le WIMP – aggiunge Elena Aprile – l’esperimento si afferma come il rivelatore piu’ grande e sensibile al mondo per la ricerca diretta di materia oscura”. “Per ottenere questi bellissimi risultati – aggiunge Marco Selvi – e’ stato fondamentale poter operare nel ‘nostro’ laboratorio sotterraneo, il piu’ importante al mondo, e poter contare sull’esperienza e la competenza del personale dei LNGS”. Oggi – spiegano i ricercatori – noi sappiamo di che cosa e’ fatto poco meno di un quinto della materia presente nel nostro universo. Della restante parte siamo in grado di dire solamente che e’ costituita da un altro tipo di materia, diversa da quella ordinaria di cui e’ composto tutto cio’ che conosciamo, e che chiamiamo materia oscura, perche’ non emette o assorbe nessun tipo di radiazione osservabile con i nostri strumenti. Nonostante finora sia rimasta completamente invisibile, sappiamo pero’ che esiste perche’ osserviamo gli effetti gravitazionali che essa esercita sulla materia ordinaria. Negli anni sono state formulate varie teorie sulla sua natura. Alcune di queste ipotizzano che le particelle di materia oscura possano essere le cosiddette WIMP, Weakly Interacting Massive Particles, particelle massive che interagiscono debolmente.


28 Maggio 2018

Categoria : Scienze
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