Cospa su problema cinghiali


Ofena . Il Cospa allevatori di Dino Rossi fa sapere: “Cintegrazione esposto del 29/05/2019 inviato tramite AR alla Procura della Repubblica di Pescara
Il comune di Penne e il comitato di gestione dell’oasi catturano e vendono i cinghiali che di fatti sono di proprietà dello stato: a questo punto non ci rimane che dichiarare il comune di penne primo bracconiere d’Italia!
Con delibera di consiglio n°29 del 08/05/2019, il comune di Penne in Provincia di (PE) approva un regolamento per la cattura dei cinghiali tramite trappole nella riserva naturale del lago di Penne.
Siamo al paradosso!! Il comune di Penne si sostituisce alla Regione Abruzzo, a questo punto ci viene il dubbio che il neo eletto Presidente Marsilio sia una figura solo di facciata. infatti, nell’atto deliberativo non figura minimante nessun parere regionale, ma viene richiamata la 157/92, tra l’altro scritta male, che riportiamo di seguito: la legge n°11/02/1992 n.157che prevede, per la tutela delle produzioni zoo agro forestali, il controllo della specie fauna selvatica nelle zone vietate alle caccia attraverso l’utilizzo delle tecniche selettive, per la cattura dei cinghiali all’interno della riserva naturale. Il comune ha preso uno stralcio dell’art.19 del punto 2 della 175/92 che riportiamo di seguito: 2. Le regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica. Qualora l’Istituto verifichi l’inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Quindi secondo la Legge è la Regione deputata al controllo della fauna selvatica e non il comune di Penne che improvvisamente si sostituisce agli organi sovracomunali delegati addirittura da Leggi dello stato. Da voci bene informate, a costruire le gabbie è stato proprio il comitato di gestione (cogecstre), nel suo laboratorio privato, ricopiando quelle del Parco Gran sasso Monti della Laga, ferme perché non costruite a regola d’arte.
Forse il comune di Penne è diventato uno stato a parte, come quello pontificio e non ce ne siamo accorti!?
Torniamo a ribadire che l’Art. 21 lettere z e dalla Direttiva 2009/147/CE vietano assolutamente l’utilizzo delle trappole, anzi addirittura ne vieta il possesso e la costruzione. Queste trappole oltre a essere vietate, non rispecchia la normativa sul benessere animale tanto sbandierata dagli animalisti di turno e da striscia la notizia in primis, in quanto gli animali catturati hanno divelto le grate della gabbia e sono fuggiti e gli altri rimasti intrappolati si sono fatti male tanto da lasciare il sangue fino a tre metri di altezza sulla gabbia, come dai video in possesso dalla cogecstre tanto essere costretti liberali. Queste gabbie o trappole risultano essere pericolose per gli animali catturati, ci sono altre testimonianze che lo confermano da alcuni giornali online https://www.ilcapoluogo.it/2018/04/23/gabbie-per-cinghiali-lagonia-infernale/.
Sempre il comune di Penne si affida a documenti tecnici di un istituto per la ricerca ambientale ISPRA, il quale si dovrebbe attenere alle Leggi dello stato, ma anche questo ente sembra che si sostituisca addirittura alle direttive dalla comunità europea.
Tutti questi intrecci solo perché non si ha la volontà di cambiare le Leggi a Livello nazionale, la stessa Legge che vieta l’utilizzo delle Trappole, Gabbie o Chiusini, però regolarizza l’attività venatoria, l’unica con le carte in regola per l’abbattimento della fauna selvatica che oltre a pagare le tasse regionali e governative muove un’economia consistente. Si prega per tanto la Procura della Repubblica di Pescara a fare chiarezza sulla vicenda al fine di verificare se ci siano violazioni del codice penale, nel contempo si prega la Prefettura di informare il Consiglio dei Ministri con la speranza si attivi a rivedere la Legge 157/92, al fine di consentire all’attività venatoria di abbattere i cinghiali anche all’interno delle aree protette, le prime responsabili di tutti i danni causati ai terreni agricoli e morti a causa di incidenti stradali. I parchi e le oasi sono tutt’ora la distruzione dell’ambiente e l’unica cosa di concreto che fanno è preservare un serbatoio di voti e un proliferare di animali senza controllo, adesso corrono al riparo con metodi vietati dalla Legge. Sembra che questi parchi abbiano carta bianca alla violazione delle Leggi dello Stato. Nonostante è vietato l’uso delle gabbie, si continua a non osservare la Legge che di fatti vieta la reintroduzione di animali non autoctoni, come cervi, caprioli, istrici e infine lupi neri, questi ultimi di provenienza ignota, hanno reso i cinghiali più cattivi e nello stesso tempo li hanno spinti nelle zone antropizzate, infatti vediamo sempre più spesso i cinghiali circolare nei paesi e addirittura in pieno centro a Roma. Speriamo vivamente che qualche cinghiale entri in parlamento con la speranza che la politica si accorga quello che sta combinando nel nostro ambiente con l’avallo degli animalisti e ambientalisti dell’ultim’ora.
Il 29 maggio è stata fatta una segnalazione alla procura della repubblica di cui alleghiamo copia


11 Giugno 2019

Categoria : Attualità
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