L’ultima volta che vedemmo Amatrice


TRE ANNI DAL SISMA CHE L’HA CANCELLATA –

L’Aquila – Terremotati del 2009, senza più casa a L’Aquila, ci tornavamo almeno due volte alla settimana dall’alloggio in fitto sulla costa. Erta il 2013 e una volta pensammo di passare per Amatrice, per tornare nel Teramano. Fu l’ultima volta che la vedemmo prima che nel 2016, il terremoto la cancellasse.
Il grazioso centro della piccola città era brulicante di turisti tra i negozi della strada principale, i bar, il celebre ristorante dell’amatriciana classica, la chiesa, il campanile, gli edifici di tufo. Un luogo aggraziato e vivibile.
Più avanti la Salaria, e gli scorci delle aspre montagne sulla valle del Tronto. Poco traffico e un rapido controllo di svogliati carabinieri sulla nostra Panda. Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto. Per chi sa qualcosa di geologia, era ed è impressionante lo spettacolo di quelle montagne tormentate da tettoniche corrugazioni di strati rocciosi, anche in alta quota. Quelle montagne asperrime raccontano i tremendi sussulti di centomila anni fa, sotto la spinta della placca adriatica che fece emergere le terre dal mare e diede vita all’Appennino. I fondali marini salirono di chilometri in un mondo infernale, in una primordiale danza della natura che dava forma al mondo come lo vediamo. E come nessuno vide, perché non c’era nessuno.
Quelle montagne sono libri di geologia, immagini solidificate nel corso lunghissimo, gli eoni del tempo. Un sabba infernale.
Si torma a respirare quando la strada raggiunge la pianure ascolane e poi il mare.
Paesaggio antichissimo ma come un oscuro presagio. I fondali del mare ancestrale continuano a salire, millimetri ogni decennio, e a spingere, strappare, allargare, distruggere. La natura costruisce e distrugge.
Amatrice e gli altri paesi li vedemmo vivere per l’ultima volta: avevano tre anni per esistere, ma non potevano saperlo.
Le montagne incurvate e spinte in alto dalle forze geologiche parlavano, ma erano mute. Indifferenti al brulicare delle persone e delle auto nella quotidianità di esistenze sempre appese ad un filo.
Ora tutto tenta di rinascere, lentamente, tra beffe della politica e della burocrazia.
Poco dopo il 2016 gli altri terremoti fino al 2017.
In tutto il cosiddetto cratere il sisma del 2016 fu disastroso. Un ricordo ancora vivo e profondo come l’immane officina che sotto terra lavora di fuoco e di possenti urti tra faglie e montagne.


22 Agosto 2019

Categoria : Attualità
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