Ben altro Natale ci sarebbe voluto, ma…


Politica locale e centrale, e istituzioni, avrebbero celebrato davvero validamente il decimo Natale dalla distruzione impegnandosi e indicando date: per la riedificazione del Duomo, l’apertura del teatro, il recupero del Comune, la riapertura del Castello, ma soprattutto i lavori per la ricostruzione delle scuole. Avrebbero dovuto impegnarsi seriamente dando inizio a lavori pubblici ormai attesi da anni e anni, tipo Piazza d’Armi o tanti altri.
Invece hanno dato il meglio di sé, almeno localmente, inondando L’Aquila di luci e colori, e donandole un albero di Natale alto come un palazzo di dieci piani. Certo, una città rinasce anche così, e lo dimostra la folla accalcata in centro come ai bei tempi. La gente vuole esserci, partecipare, annusare una rinascita. Il buio e il silenzio si addicono ai cimiteri, non ai luoghi dei vivi. Natale è festa di luce, festa solstiziale. Il giorno diventa più lungo, si ricomincia. Avrebbero dovuto almeno indicare date e scadenze, solennizzare le promesse. Invece a quanto pare l’undicesimo anno sarà un copia e incolla del decimo.

PENSIERINO - Bruciare libri è il massimo della barbarie, come tagliare alberi. Riflettiamo: i libri non si bruciano, ma pochissimi li leggono. Gli alberi non si tagliano, ma si bruciano a milioni ogni anno. E con essi la vita brulicante che li abita. Pensate all’Australia di questi giorni. Pare proprio di essere alla frutta. Il crepuscolo del tramonto è cominciato.



22 Dicembre 2019

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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