DOMENICO SUSI:IL LEADER DEI SOCIALISTI ABRUZZESI DIMENTICATO TROPPO PRESTO


Nicola Primavera ci invia questo ricordo di Domenico Susi, che volentieri pubblichiamo: “E’ stato, certamente, tra gli esponenti di maggior rilievo dell’Abruzzo politico della prima repubblica. Un uomo politico completo e rappresentativo, con una grande capacità realizzativa, grazie ad una profonda conoscenza della macchina della pubblica amministrazione, ad una attenta conoscenza dei problemi e ad una profonda cultura personale, che gli permetteva di spaziare oltre la nenniana politique d’abord. “Domenico ha una vasta cultura, legge in un giorno tanti libri quanti suoi colleghi parlamentari ne leggono in una vita”. E’ ciò che, un giorno, mi disse l’avvocato Marcello Russo, ex presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, che lo conosceva bene. Domenico Susi è stato, certamente, l’esponente socialista abruzzese più rappresentativo riuscendo, insieme al gruppo dirigente socialista regionale, che era di grande livello, a far crescere il Partito Socialista, elettoralmente, dal 5,9% al 15%, ed a renderlo protagonista, nelle scelte politiche regionali, al pari della Dc e del PCI.

Il 4 aprile scorso Domenico Susi avrebbe compiuto ottant’anni e sono quasi 16 anni che è, prematuramente, scomparso lasciando, a mio avviso, un grande vuoto politico. Nei giorni scorsi il rinvenimento, nella mia libreria personale, del suo libro FISCO e DINTORNI – esperienze di un sottosegretario alle finanze- con prefazione di Bettino CRAXI – ha destato in me, che l’ho conosciuto in quanto dirigente socialista della Cgil abruzzese (mentre lui simpatizzava per la Uil), come interlocutore intelligente e lungimirante, la necessità di riattualizzarne la figura e l’operato, per tutto questo tempo, colpevolmente, dimenticati. Eppure il percorso politico di Susi è stato, allo stesso tempo, eccezionale e l’emblema del percorso di formazione politica ed amministrativa che, per gran parte della classe politica abruzzese della prima repubblica, era, naturaliter, effettuare.

Iscrittosi al PSI all’età di 17 anni, diventa Sindaco di Introdacqua, sua città natale, a 24 anni; è consigliere regionale nel 1970, assessore regionale al LL.PP. e urbanistica. Contribuisce, in modo importante, al primo statuto della Regione Abruzzo ed a trovare un efficace compromesso alla diatriba L’Aquila/Pescara per il capoluogo di Regione.

Entra in Parlamento nel 1979, deputato, con 18.400 preferenze, rieletto nel 1983 con 29.459 voti e nel 1987 con ben 40.500 prefenze. Interprete, in Abruzzo, del nuovo corso socialista del Midas di Bettino Craxi, diventa responsabile nazionale del Dipartimento Ambiente e Territorio del Psi.
Ma è nell’azione di governo, come Sottosegretario alle Finanze, nei governi Craxi, Goria e De Mita, che mette in campo una vasta e riconosciuta competenza nella politica fiscale che lo porta a rappresentare l’Italia, più volte, alla riunione dei ministri finanziari dell’Ecofin.

Uomo di governo, ma con lo sguardo attento al suo Abruzzo. Sostenitore di una programmazione regionale per progetti (Vomano, Parco, Gran Sasso, Val Vibrata) si battè per la realizzazione delle infrastrutture autostradali, avversate dal Pci, per il collegamento L’Aquila/Teramo, per il traforo del Gran Sasso; per uno sviluppo industriale regionale che privilegiasse le materie prime, l’alta tecnolo
gia, l’ambiente e l’agro-industria. E’ proprio sulla base di questa innovativa idea di sviluppo economico regionale che l’Abruzzo, negli anni ottanta e novanta del secolo scorso, ha conosciuto i più alti indici di sviluppo tra le regioni meridionali rappresentando, come ha scritto lo storico Costantino Felice, un esempio di “mezzogiorno operoso”.

Nel settore della cultura, già nel 1981, presentò una proposta di legge sulle università abruzzesi e si è sempre battuto a favore del TSA. Fu un grande sostenitore della Finanziaria Regionale a sostegno delle PMI: ente regionale che, purtroppo, diventerà, non per colpa sua, soltanto un poltronificio; classico esempio della peggiore politica della seconda repubblica.

Negli anni delle ristrutturazioni aziendali in Abruzzo fu al fianco dei sindacati e dei lavoratori, insieme a Nino Pace assessore regionale socialista al lavoro, nelle vicende Italtel, Chromolit, Farmochimica, la Monti, la Montedison di Bussi sul Tirino, le aziende della Val Pescara: Iac, Farad, Richard Ginori ecc.

Ma sono la realizzazione della Scuola Ufficiali della Guardia di Finanza all’Aquila, la più grande d’Europa, con un grande cantiere ed un investimento di mille miliardi ; investimento ottenuto dopo una grande battaglia parlamentare negli anni 1986/1987 e del Centro Servizi Finanziari a Pescara, nella zona San Donato, a testimoniare la sua grande e concreta azione di governo a favore dell’Abruzzo.

Scuola Ufficiali della Guardia di Finanza dell’Aquila che è stata protagonista, con la Protezione Civile di Bertolaso, della gestione del terremoto del 2009 che ha investito la città ed il territorio aquilano, senza che mai venisse dato merito a Domenico Susi, della sua realizzazione. E del resto, come evidenziò Gianfranco Colacito, alla inaugurazione della Scuola, Domenico, che era caduto in disgrazia,”non venne neppure invitato”….Anche se, nel decennale del terremoto dell’Aquila, l’avv. Riccardo Lopardi ,nel ricordare Domenico Susi, il suo impegno “come fondatore e primo presidente della Fondazione Silone, realtà che volle caparbiamente e per cui si impegnò fino alla sua improvvisa scomparsa”, aggiunse “purtroppo la cittadinanza non è memore, mentre meriterebbe l’intitolazione di una via pubblica, magari proprio il viale che conduce alla Caserma della Guardia di Finanza.”

Nonostante l’intensa attività di governo Domenico Susi era molto presente sul territorio regionale per parlare con gli iscritti al partito e gli elettori, secondo un rapporto, che come scrisse Giuliano Di Tanna su Il Centro, il 20.12.2004 giorno della morte di Domenico, era un “elemento fecondo che oggi,spesso manca a una politica frigidamente ossessionata dalle regole: quello della vicinanza del potere e di chi lo gestisce alle persone comuni (alle loro esigenze, ai loro gusti anche meno virtuosi) a quegli abruzzesi che, fino a una generazione prima, sembravano inchiodati, senza possibilità alcuna di riscatto al loro destino di cafoni e di esclusi”

Così come era, attivamente, presente nelle iniziative e nelle riunioni, periodiche ed intense, delle federazioni provinciali e delle sezioni socialiste della nostra regione, in un continuo contatto e confronto con la base del partito. Un impegno molto importante perché,per citare ancora Giuliano Di Tanna, “i partiti erano luoghi in cui – insieme ad altro certo – si alimentava una memoria comune della storia della regione e dell’Italia; luoghi (le sezioni n.d.r.) in cui un popolo senza voce imparava a declinare le parole della cosa pubblica che, per secoli, era stata soprattutto la “res”delle classi abbienti.”

La vicenda di Tangentopoli e la fine del PSI determinarono un duro stop alla vicenda politica di Domenico Susi che, comunque, non venne toccato da alcuna vicenda giudiziaria. Nella seconda repubblica continuò ad occuparsi di politica, ma chiaramente non era il suo mondo. Un suo carissimo amico Gilberto Dell’Elce, ex segretario della federazione del Psi di Teramo,poco tempo fa fa mi ha detto:”Pochi giorni prima di morire Domenico venne da me a cena a Teramo e mi disse “io non andrò mai con la destra, sono e rimarrò sempre socialista”.

Viviamo tutti questo difficile tempo presente in cui in politica – per dirla con il giornalista Alessandro De Angelis – “ognuno parla ad un pezzo della società, senza un afflato unitario ed un orizzonte di ricostruzione che tenga insieme il Paese.”

Ecco perché seminare nuovamente la memoria dell’impegno politico di Domenico Susi vuol dire indicare come il riformismo progettuale e concreto, che lo ha animato per tutta la vita sia, ancora oggi, il miglior contributo per ridare una valida speranza all’Abruzzo ed all’Italia.


16 Maggio 2020

Categoria : Dai Lettori
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