Ricostruzione, allora sono sei mesi? Ma nessuno si impegna su un vero progetto globale


L’Aquila – Sei mesi, dopo di che si potrà partire con interventi concreti di ricostruzione. E’ quanto Bruno Vespa, ieri sera a “Porta a porta”, presente in collegamento Guido Bertolaso, è riuscito a strappare sul piano degli impegni e delle promesse. Hanno dovuto, di malavoglia, indicare questo tempo (praticamente tutto il 2010) sia il commissario Chiodi, che il vice commissario Cialente. la promessa non è molto chiara, perchè l’argomento progettazione rimane sospeso: fra sei mesi di potrà progettare, o si può partire anche prima? Niente di chiaro, tirando le somme della trasmissione, nemmeno sul perchè di tanti ritardi accumulatisi fino ad oggi: burocrazia, meccanismi cigolanti, ritardi, mancanza di efficienza e volontà? Non si è capito bene, perchè i politici (compresi Chiodi e Cialente) sono bravi a girare attorno alle domande, a evitare risposte precise, a far emergere responsabilità che alla lunga coinvolgerebbero anche loro stessi. Se la macchina va a sbattere o finisce fuori strada, è sicuro che una buona fetta di colpa ce l’ha l’autista. Incalzante, come sempre, Bruno Vespa, con domande secche e molto precise. Peccato che le risposte non lo siano altrettanto. Il termine di sei mesi, comunque, possiamo metterlo nel carniere e ricordarlo, magari fra qualche tempo, a chi pensa alla ricostruzione. In studio c’erano anche due autorevoli studiosi di architettura e di urbanistica, che hanno messo il dito nella piaga: ricostruzione sì, ammesso che ci siano le risorse (e tutti giurano che ci sono), ma come? C’è un progetto globale, un masterplane? C’è un’idea, ci sono imprese competenti, linee guida adeguate? Si sa cosa fare, chi deve farlo e come si deve fare? Qui si tratta di riedificare una città tra le più pregevoli d’Italia, la sesta per patrimonio artistico-monumentale. Nessuno pensa più a “tutto dov’era e com’era”, anzi c’è chi dice che parecchie cose vanno tolte di mezzo. Il popolo delle carriole da Piazza Duomo: “Ricostruzione dal basso, anche sociale ed economica”. Voce di concretezza e di pragmatismo. La trasmissione si è chiusa tardissimo. Se non altro, chi ha voluto sapere come stanno le cose, lo ha saputo: siamo ad aprile, e tutto slitta a dicembre, prima che accada qualcosa. Finora, solo macerie quasi tutte da portar via e centinaia di tonnellate (e milioni) per impalcature, ferro, legno, catene, puntelli, recinzioni, transenne. E frettolose pèezze a colore per riportare davvero tutti in città, in una casa, oggi si ammette: anche un MAP. E se ci avessero pensato prima di spendere centinaia di milioni in ospitalità lungo la costa? (Nella foto Col: Edificio puntellato al quartiere Banca d’Italia)


07 Aprile 2010

Categoria : Cronaca
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