Attilio Pieri 73 anni, ultimo “porchettaro” della secolare dinastia di famiglia


Scrive da Paganica Raffaele Alloggia: “Paganica: dal 1678 la Fiera di Ognissanti tra tradizioni e storia, interrotta a causa della pandemia dovuta al Covid19.

Una delle poche tradizioni che ancora oggi resiste al tempo, è la presenza della porchetta in tutte le fiere e feste che si riguardino. Fino ai primi anni settanta, a Paganica sono stati molti coloro che di questo mestiere ne hanno fatto una professione specializzata molto nota all’epoca, in tutto l’Abruzzo.

Nel periodo risorgimentale i cittadini Paganichesi, sempre attenti, recepirono i fermenti dell’evoluzione e al rinnovarsi delle idee, nel 1821 organizzarono la prima “Società Segreta Carbonara”, e nel 1848 divenne una corposa realtà, con una vivace e prosperosa . Animatore dei Carbonari locali fu l’avvocato Giovanni Antonelli, sostituto Cancelliere del Giudicato Regio di Paganica, fortemente sostenuto dai fratelli Vito e Angelo Carrozzi di Assergi.

Le riunione segrete avvenivano o nel forno dei Visca, o nelle case dei Tarquini o degli Iovenitti, il capo riconosciuto dal folto gruppo di Carbonari, tra cui Rodrigo De Paulis, Giovanni Dragonetti, Gioacchino Volpe, Isaia Tarquini ed altri, era Giovanni Antonelli. Dopo i cosiddetti “Fatti di Paganica”, costoro nel 1849 furono processati tra i 25 carbonari quasi tutti paganichesi, con pene pesanti, fino a 10 anni e relegati nelle Carceri Borboniche di Santo Stefano nell’Isola di Ventotene.

Un luogo questo, edificato nel 1794 fortemente voluto da Ferdinando IV Re di Napoli, con l’intento di confinarci tutti coloro che colpevoli di gravi reati, potessero infettare la società sana.

Uno dei più accesi affiliati alla società segreta paganichese, fu Achille Pieri il quale fu prescelto come portatore di ordini e bandi. Di mestiere faceva il “porchettaro” e pur essendo sospettato eludeva la vigilanza Borbonica, nascondendo le missive, nel buco lasciato dal palo per cuocere la porchetta al forno, dopo averle avvolte nelle foglie di cavolo affinché non si sporcassero di grasso.

Così pervenivano i dispacci all’Aquila, Antrodoco, Amatrice, Popoli, San Demetrio, Villa S. Angelo, Avezzano insomma in tutti centri importanti in cui c’erano Feste e Fiere, la moltitudine di gente in questi luoghi favoriva la consegna della missiva.
Pieri in quegli anni si trovò a vendere la porchetta alla Fiera di Sulmona e impegnato a servire la tanta gente, dimenticò di spingere più a fondo la missiva che si trovava nel ventre della porchetta e proprio mentre serviva una guardia Borbonica, contemporaneamente alla carne tagliò parte della missiva assieme alle foglie di cavolo.

Scoperto fu arrestato nella piazza e rinchiuso prima nelle carceri di Sulmona, poi processato come cospiratore contro il Regno Borbonico, fu condannato a dieci anni di galera e come gli altri carbonari paganichesi, scontò la pena al carcere di Ventotene. Come “messaggero” ebbe la ventura di conoscere personalmente Giuseppe Mazzini, fondatore della “Giovane Italia”.

Tornato a casa malconcio, gli fu assegnata una piccola pensione e la gestione delle nuove Carceri Mandamentali di Paganica.

La famiglia Pieri con il soprannome noto al paese come “Mastrachille” , nel corso dei secoli ha onorato questo mestiere, che con Attilio si interrompe in quanto il suo unico figlio Eugenio nella vita lavorativa si è dedicato ad altro.

Dopo l’Unità d’Italia il 21 aprile 1861, l’eroe del risorgimento paganichese, Giovanni Antonelli, fu eletto a Sindaco di Paganica.


31 Ottobre 2020

Categoria : Storia & Cultura
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