Difficili venti


(di Carlo Di Stanislao) – Figlio di Giuseppe, il commercialista di Silvio Berlusconi per i suoi affari in Sardegna, vincitore delle elezioni dello scorso anno a capo della coalizione di centrodestra, Ugo Cappellacci è indagato nell’inchiesta della Procura di Roma sulla presunta corruzione per l’aggiudicazione degli appalti dell’energia eolica sull’isola da lui amministrata. Nella stessa inchiesta sono inquisiti uno dei tre coordinatori nazionali del Popolo della Libertà, Denis Verdini, l’imprenditore già coinvolto in numerose vicende giudiziarie (l’ultima l’omicidio del banchiere Roberto Calvi, da cui è stato assolto pochi giorni fa anche in appello) Flavio Carboni, l’ex assessore provinciale Pinello Cossu e altre persone meno note. Il Governatore si è lamentato per la “deprecabile bufera mediatica sui giornali” ed oggi ammesso, sul Corriere della Sera, di aver incontrato Carboni a casa di Verdini e di aver parlato di energie alternative, spiegando però che non c’era spazio per gli interventi immaginati dall’imprenditore. . Ma secondo la Procura di Roma e i carabinieri che si occupano dell’indagine, il principale interesse di Carboni era, nel 2009, la nomina del suo amico Ignazio Farris (oggi anche lui indagato) a direttore generale dell’Arpas, l’Azienda regionale per la protezione dell’ambiente in Sardegna, di competenza della Giunta regionale. Della scelta da compiere, lo stesso Carboni avrebbe discusso proprio con Cappellacci a casa di Verdini e il risultato sarebbe stato la nomina di Farris al posto desiderato. Sbloccata la situazione, secondo gli inquirenti, l’imprenditore (passato alle cronache come “faccendiere”, definizione che non ama), avrebbe dato seguito all’operazione: la raccolta di fondi per alcuni milioni di euro presso i titolari di imprese interessate agli appalti dell’energia eolica, transitati sulla banca di cui è presidente lo stesso Verdini, il Credito cooperativo fiorentino. Parte di quelle somme sarebbe poi passata sui conti della società Ste, editrice del Giornale della Toscana, a sua volta riferibile ancora a Verdini. E, inoltre, gli appalti per l’energia eolica costituirebbero solo uno dei capitoli dell’indagine, che riguarda anche altre attività di un presunto “gruppo di intervento”, che mirava a condizionare e pilotare diverse vicende, attraverso contatti ad alto livello nel mondo politico, giudiziario ed imprenditoriale. Alla base di tutto delle intercettazioni e fra gli intercettati durante le conversazioni con Flavio Carboni, ci sarebbe pure un altro importante esponente del Pdl, il senatore Marcello Dell’Utri, già condannato a nove anni di carcere per concorso in associazione mafiosa e in attesa del giudizio d’appello. I guai di affitopoli, lo strappo con Fini, il problema di Bossi che lo scavalca alleandosi con Tremonti, convincono sempre più il Cavaliere, per la prima volta in caduta di gradimento, che urge “un discorso alla Nazione” ; anche se non ha ancora né quando né in che modo. Il discorso urge per placare ed allontanarsi dagli scandali, ma anche per poter spiegare agli italiani che occorre “tirare la cinghia”, mentre uomini del suo gruppo sembra accumulino beni mobiliari edimobiliare con ogni mezzo, più spesso illecito. Secondo Amedeo La Mattina, su La Stampa, una volta che Giulio Tremonti avrà definito la manovra, toccherà al premier convincere gli italiani sulla necessità di fare dei sacrifici, anche non li nominerà mai come tali. E le sue preoccupazioni non sono finite. Un altro problema è l’UDC, al centro delle sue attenzioni di questi giorni, che vorrebbe come alleato nella manovra di “lacrime e sangue” che ci attende, anche se Bossi non gradisce. i è pure parlato di un suo coinvolgimento nella scelta del nome in area confindustriale che dovrà succedere a Scajola al ministero per lo Sviluppo economico. Dopo Montezemolo e Marcegaglia, si è fatto il nome di Luisa Todini, la quale però ieri ha detto di non essere disponibile. Sembra che, in un recente incontro con Casini, e Calderoli abbia espresso la preoccupazione di uno slittamento del federalismo fiscale a causa della manovra. E proprio su questo tema Fini ha buon gioco nel commentare con i suoi collaboratori l’affermazione di Bossi secondo cui Casini è come il presidente della Camera: meglio tenerli alla larga. Ma come fare in un’Italia già inquieta per gli scandali e con un partito preoccupato solo di pare colpi giudiziari? La situazione è grave poiché, saltate ormai da tempo le tradizionali cene del lunedì ad Arcore, Cavaliere e Senatùr saggiano a distanza i rispettivi umori ed il prmo sa che il “fedele alleato”, tanto convinto non è, in queste ore. A Berlusconi cresce la consapevolezza di dover rafforzare il governo per condividere scelte difficili come la manovra economica, ma anche la convinzione che la Lega non lo sostenga e che le difficoltà siano rafforzate dalla mancanza di “appeal” di un partito attraverso dal sospetto di corruzione. Oltre tutto, sarà difficile sopportare la stretta sugli stipendi dei dipendenti pubblici senza una sia pur minima condivisione delle opposizioni sulle misure che verranno inserite nella manovra. Si tratta non solo di evitare ancora una volta i distingui dei figiani, ma anche di evitare che l’inter centrodestra si divida tra esponenti del Nord e del Centro Sud, indebolendosi a dismisura.

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19 Maggio 2010

Categoria : Cronaca
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