Lettera a Maroni,volontari sì-volontari no


L’Aquila- Pubblichiamo la lettera del corpo dei Vigili del fuoco al Ministro Roberto Maroni: “Appare evidente che il corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha subito dalla sua nascita parecchie modifiche rispetto ai compiti iniziali a cui era demandato: se un tempo il precipuo compito che si poneva era quello della incolumità delle persone e delle cose, mediante la prevenzione e l’estinzione degli incendi, oggi assai più complesso è il ruolo che svolge.
Ogni giorno, i Vigili del Fuoco sono pronti ad intervenire nel soccorso di persone, a salvaguardia di beni, a tutela dell’ambiente, rispondono a chiamate di soccorso per allagamenti, crolli, incidenti stradali che coinvolgono persone o sostanze pericolose, alluvioni, pericoli derivanti dall’impiego dell’energia nucleare ed altro, soccorso tecnico urgente.
A questo inconfutabile dato va aggiunto che sempre più spesso negli ultimi anni il personale è stato chiamato a fronteggiare eventi di natura eccezionale: parliamo delle emergenze, terremoti, alluvioni, disastri ferroviari, ecc., che hanno portato il personale ad un continuo ed incessante impegno a favore della incolumità dei cittadini ed anche alla salvaguardia del territorio e dei beni in genere interessati da detti fenomeni. Appare chiaro che essere oggi Vigili del Fuoco comporta “competenza, professionalità ed esperienza”.
Tutto questo accade, mentre il Corpo dei Vigili del è Fuoco caratterizzato da gravi carenze di organico (a tutti i livelli), a cui negli ultimi anni si è sopperito esclusivamente con provvedimenti straordinari che sono serviti solamente a tamponare l’emergenza, ma che non hanno risolto definitivamente le problematiche in atto. Ormai è consuetudine rispondere alla domanda di aumento di organico, con l’autorizzazione al lavoro straordinario o con l’impiego del personale discontinuo (precario), ma mai con nuove corpose assunzioni.
Come è noto, il decreto del Presidente della Repubblica n.76 del 2004 – Regolamento recante norme sul reclutamento, avanzamento ed impiego del personale volontario, ha abrogato il precedente decreto del Presidente della Repubblica n.362 del 2000, ed ha escluso distinzioni giuridiche tra il personale «discontinuo» e «volontario» generando nuove problematiche:
·         ulteriore personale precario;
·         nuovo personale non correttamente formato (corso di 120 ore);
·         nuovo personale con garanzie minime (malattia non retribuita, una bassa copertura infortunistica, ecc.);
·         dispendio di risorse finanziarie non finalizzate ad una soluzione dei problemi di carenza di organico che da anni attanagliano il Corpo nazionale Vigili del fuoco
Più volte, come RdB-USB abbiamo denunciato che la formazione limitata (120 ore), la precarietà del lavoro,  non rendeva ai cittadini una qualità del servizio pari a quella che il Vigile del fuoco professionista (6-9 mesi di corso più tutte le attività giornaliere) è in grado di offrire: è chiaro che le specificità che oggi i Vigili del fuoco affrontano, non possono essere ricondotte ad un corso di quattro settimane ed a un lavoro saltuario.
E’ altresì chiaro che il personale volontario deve comunque in ogni caso essere adeguatamente formato: parliamo di formazione autorevole, mirata ad ogni tipo di problematica e di possibile scenario di intervento di soccorso, parliamo di una formazione che non può essere autogestita, ma che deve essere a carico dei professionisti, utilizzando anche le strutture centrali di formazione SFB e SFO, riconosciute a livello europeo per la qualità ed gli alti standard offerti.
Di contro, si stipulano quotidianamente convenzioni partecipative con enti locali (provincia in primis) nelle quali è prevista la formazione di personale volontario Vigile del fuoco. Attualmente tra gli obbiettivi dei dirigenti del corpo c’è la formazione di quanti più volontari possibile e l’apertura incondizionata di sedi volontarie ovunque e comunque: fuori città, in città, aperti h24, anche se poi tenuti chiusi per la maggior parte del tempo per mancanza di volontari, o tenuti aperti con l’espediente del tipo a teledrin e quanto altro, che di fatto ritarda le attività di soccorso.
Nel corpo nazionale Vigili del fuoco si contano ormai quasi 20.000 persone precarie e se ne continuano a formare di nuove, a tal punto che con la cifra che si spende annualmente potremmo assumere circa 3000 vigili in servizio permanente, invece si preferisce la precarietà. Senza contare che il costo reale lievita quando teniamo conto del vestiario, dei DPI e quanto altro.
Da ciò emerge che l’obiettivo politico è la sostituzione della componente permanente proponendo un falso risparmio agli occhi della opinione pubblica.
La nostra posizione, come sindacato di base,  non è certamente di preclusione al volontariato ne tanto meno amplificare polemiche sul concetto di una diversità (professionista/volontario), o sminuire il valore del servizio volontario ma semmai affermare le sue reali potenzialità. I volontari svolgono una importante attività sul territorio, ma “di supporto”, che non può sostituire in alcun modo quella del personale permanente.
Certamente non possiamo condividere una politica di un soccorso sempre più affidato al caso, con un rischio sull’incolumità sia per il “volontario” che per il cittadino a cui si va in aiuto.
Ma come si fa poi non evidenziare quanto la precarietà del lavoro influenza la qualità della vita di questi lavoratori, a cui tra l’altro si creano false illusioni di un lavoro permanente. Come si fa a non mettere in discussione un sistema che crea precariato,  per assolvere al compito di tutela ed incolumità della popolazione.
Stante la situazione, è necessario un intervento politico che stabilisca che l’apertura di nuovi distaccamenti non sia incentivata e che non valga pertanto quale titolo e punteggio per l’avanzamento di carriera dei dirigenti del corpo e che tanto meno venga considerata come elemento da considerare nel raggiungimento degli obiettivi degli stessi, con relativo premio di produzione. Non è con il precariato che si offre soccorso.
Manca l’organico per le sedi di professionisti e, soprattutto nelle grandi città ed aree metropolitane e la risposta che viene opposta è la nascita di sedi volontarie che si vanno a sostituire alle prime; le sedi volontarie cittadine o prossimali a città costano, vanno presidiate e richiedono personale che va vestito ed equipaggiato, intervengono insieme a sedi permanenti e questo comporta costi aggiuntivi, visto che personale permanente e volontario sono pagati contemporaneamente per lo stesso evento. Le macchine vengono guidate da troppi autisti (quindi con un costo aggiuntivo per patenti) che guidano per poco tempo con un evidente rischio per la scarsa esperienza, con maggiore consumo dei mezzi per ovvi motivi e maggior frequenza di riparazione (con altri costi aggiuntivi).
Appare opportuno che venga abbandonata la politica del volontariato che serve solo a coprire le inefficienze e che il progetto di distaccamenti volontari venga rivisto perseguendo l’obiettivo di aprire i distaccamenti fissi con personale permanente, professionalmente preparato e retribuito, pagato per rischiare e arrivando a raggiungere i tempi previsti da “Italia in 20 minuti”:  progetto che ha mostrato tutti i suoi limiti.  Prima di parlare di sedi volontarie è necessario potenziare quelle permanenti, è necessario adeguare l’organico agli standard europei che prevedono un Vigile del Fuoco ogni 1000 abitanti, riqualificare le sedi di servizio sul territorio in modo da garantire il più possibile il rispetto dei tempi massimi previsti per un intervento ritenuto utile ed efficace: in un contesto di tale tipo si potrà inserire il volontariato in supporto e non in sostituzione dei Vigili del Fuoco.
On.le Ministro, chiediamo pertanto un Suo intervento per la revisione del DPR 76/2004 che promuova il ripristino della diversificazione e distinzione giuridica originaria fra personale «discontinuo» e «volontario» cosicché siano create liste distinte e separate (così come previsto nel decreto del Presidente della Repubblica abrogato 326 del 2000). Chiediamo che il DPR venga sostanzialmente modificato, che si tenga in dovuto conto che prima di procedere ai decreti di nomina, contestualmente alle visite mediche, sia prevista una sorta di prova attitudinale, così da garantire che il personale che sarà avviato ai corsi di formazione risponda effettivamente alle esigenze del corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Sui DPI e sugli automezzi dei Vigili del Fuoco della componente volontaria sia indicato in modo chiaro e visibile “Vigili del Fuoco – Volontari”.
Ciò premesso anche al fine di una corretta definizione delle competenze e delle funzioni del personale di cui trattasi, che per forza di cose porterà anche ad una diversificazione nelle attività di soccorso del personale in ragione della propria formazione professionale.
Lettera..


25 Giugno 2010

Categoria : Cronaca
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