Agricoltura, danni per centinaia di milioni, ma ancora inspiegabili acquisti nel Nord Italia


mucche2L’Aquila – Non ci sono soltanto case e chiese, negozi, locali, artigiani, commercianti, professionisti, tra i colpiti dal terremoto del 6 aprile. C’è anche l’agricoltura in tutte le sue forme produttive, a cominciare dall’allevamento. Un settore vitale, che produce il 15% del PIL della provincia dell’Aquila, duramente colpito dalla natura oltre che dall’uomo. Un settore colpito dal terremoto, ma anche da scelte inspiegabili della Protezione civile e dei sindaci. In molte aziende di allevamento, sono morti animali. Quelli che vivono, specialmente le mucche, o non danno latte, o ne producono di meno rispetto al sisma: gli animali “sentono” che la natura è malata, e ne soffrono. Con loro ne soffrono gli uomini, e i danni alle aziende (che sono quasi 1.000) sono ingenti, diverse centinaia di milioni di euro. I danni, fanno notare i titolari delle aziende (le organizzazioni agricole tacciono e sembrano inesistenti, a cominciare dalla storica Coldiretti dalla quale non abbiamo ricevuto neppure una parola), riguardano gli animali, le strutture, la viabilità impraticabile, i capi uccisi dai crolli, il mancato guadagno che in molti casi è ingente.
Il danno lo portano anche gli uomini, ed è inspiegabile che possa accadere: dovrebbero tutti spiegare (sindaci, politici nostrani troppo polemici tra loro e parolai, organizzazioni sindacali, organizzazioni commerciali e protezione civile) perchè, ad esempio, si distribuiscono in alcune tendopoli latticini giunti dal Nord Italia, o prodotti gatti giungere da Perugia: che tipo di scelte sono? Si è tentato di stabilire rapporti con i produttori locali? C’è stato qualche problema? Quali sono i costi sopportati, e i risparmi non realizzati? Chi decide, e in base a quali scelte (o interessi?) di far giungere un determinato prodotto da 600 km di distanza, anzichè utilizzare quelli locali?


21 Maggio 2009

Categoria : Cronaca
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