Ricostruzione, tragicomica confusione


L’OPINIONE SETTIMANALE – (di Giampaolo Ceci) – Nonostante segnali positivi che fanno ben sperare, la ricostruzione aquilana prosegue con le sue NON regole. Non sono normati i criteri per la classificazione del danno, non quelli per la scelta dei progettisti, né quelli delle imprese; non normati i contenuti minimi dei progetti e le modalità di calcolo della soglia tecnica da rispettare per ottenere i contributi, non normate le linee guida tecniche, rimaste come semplici linee di indirizzo, non normati adeguatamente i criteri per l’individuazione delle lavorazioni ammissibili a contributo, ancora incompleto il prezzario regionale. Non si sa neppure se di “contributi” o “indennizzi” si tratta e quando questi verranno erogati per gli edifici classificati E.
Non ancora stabilite tutte le zonizzazioni dei comuni su cui organizzare i consorzi obbligatori.
La struttura tecnica di missione tace e non fa ciò per cui è stata costituita. Non si è riusciti neppure ad organizzare un numero di centralino a cui rivolgersi per sapere a chi rivolgersi, (provare per credere) non pariamo dei siti istituzionali su internet che sono inqualificabili.
La gente rassegnata ormai non va neppure alle manifestazioni di protesta. La città è divisa in una miriade di comitati spontanei scoordinati, tutti con la propria verità in tasca.
Disaggregato forse irrimediabilmente il tessuto sociale e di relazione delle città terremotate. Se non fosse per i tendoni in centro mancherebbe persino un punto di aggregazione dove ci si può confrontare e sfogare.
I vecchi conoscenti non sanno dove recarsi per rivedersi di tanto in tanto per fare due chiacchiere, per ricordare i bei tempi o per chiedersi come stanno i vecchi amici comuni.
Non ancora valutabili le conseguenze psicologiche sulla popolazione più fragile. Mi riferisco agli amori adolescenziali o a quelli di semplice amicizia, agli incontri con gli amici del bar o allo struscio, ai rapporti di lavoro appena instaurati, alle speranze di una vita “normale” alle piccole abitudini quotidiane, stravolte dal sisma. Molti si sono ricostruiti vita ed attività lavorativa altrove e non torneranno più.
Nella confusione generale restano i drammi veri per la perdita dei propri cari. Drammi che non saranno più sanati e lasceranno segni indelebili su tutti. Tutto fermo immobile in un irreale scenario di distruzione materiale e psicologica.
Si cambiano i vicecommissari e si accavallano le iniziative scoordinate. I rappresentati della città non ritengono utile neppure ascoltare le parti sociali. La polemica impera: ” è colpa tua, no! Sua; mancano i soldi; no! I soldi ci sono. “Tu non capisci niente”; “non è vero, sei tu che sei ottuso.” Vogliono costruire una struttura di ricerca? Ma che ci sarà sotto, chi ci guadagna? Meglio bloccare tutto. Hai visto che nel villaggio CASE un tubo perde? Te lo avevo detto che stavano mangiando sulle forniture! Facciamo dell’Aquila una città della cultura, no un centro per il farmaco, nooooo che sciocchezza facciamone un centro di specializzazione post universitaria…. insomma che si fa? La curia hai visto cosa fanno quei “paraculi” della Curia?
In questa confusione cosa importa se le macerie sono lì e nessuno le raccoglie. Certo che nessuno le raccoglie “deve farlo il Governo”, macché Governo “le deve togliere il Comune”. “No il governo”. “No il comune”. Beh nel dubbio lasciamole li. Che palle, anche questi delle carriole e pensare che se non erano comunisti ci sarei andato anche io a raccogliere le macerie, almeno noi cittadini non saremmo stati accomunati con i nostri politici che parlano…. parlano e parlano e il centro sarebbe già stato pulito.
Alcuni terremotati stanno sulla costa altri sono in case in affitto. Beh?! Eppoi che vogliono questi albergatori rompiballe non gli basta di aver riempito gli alberghi in bassa stagione, vogliono anche essere pagati subito! Che ingrati! Per fortuna che in Comune tutto funziona se non fosse che: “ma lei è venuto fuori orario lo sa? Ora il funzionario ha da fare ripassi tra una quindicina di giorni”. “Mica possiamo lavorare anche il sabato e la domenica” eppoi c’è la legalità, “ in questo documento manca una firma! Senza firma non posso fare nulla, se non c’é chi deve firmare, la metta pure lei tanto chi vuole che se ne accorga! E i bolli! Si è mai visto un atto senza marca da bollo? “E se succedesse qualcosa? Chi se la prende la responsabilità?
Che fatica scrivere. Ho il cervello che fuma. Tutti questi problemi mi stressano. Ora mi faccio un giretto.
Mannaggia, la città è chiusa e fuori piove. Governo ladro…


05 Dicembre 2010

Categoria : Dai Lettori
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