Cantiere più grande d’Europa, ma dove?


L’Aquila- (di Alessandra Rossi, Confindustria L’Aquila) – APPELLO A POLITICI E ISTITUZIONI – Si dice ormai da venti mesi circa che L’Aquila sarà il cantiere più grande d’Europa, ma ad oggi è tutto fermo. A nome mio e del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria L’Aquila lancio un appello alla classe politica ed istituzionale che ci rappresenta: è arrivato il momento di dare risposte chiare ed immediate su cosa vogliamo fare della nostra Città.
Una città turistica? Una città della conoscenza? Una città in grado di attrarre investimenti? È ormai chiaro che non si ha una visione strategica di questa Città, ma ci si continua a celare dietro il «Non ci sono le risorse».
Ed anche laddove i fondi ci sono, non è data la possibilità di finalizzare gli interventi. L’Aquila era stata scelta come sede ONU dedicata alla ricerca dei terremoti. Una grande occasione che ci siamo lasciati sfuggire.
La Caritas ha a disposizione progetti e fondi per la realizzazione di centri di aggregazione. Ma di nuovo tutto è fermo, anche nel caso di un progetto utile per aiutare la città a risolvere una parte dei propri problemi sociali.
E l’elenco potrebbe continuare. Un clima questo che sta facendo allontanare quanti interessati ad investire sulla Città non trovano terreno fertile.
Non si può più aspettare, è davvero arrivato il momento di pretendere risposte chiare e precise, per chi come noi ha scelto di restare all’Aquila e di assumersi la propria responsabilità per contribuire alla rinascita della città e di essere parte attiva e protagonista del futuro del proprio territorio.
Alla luce di questo oggi più che mai abbiamo bisogno di costruire alleanze strategiche con il mondo politico ed istituzionale per la rinascita e lo sviluppo del nostro territorio: è necessario arrivare insieme alla decisione di quali strategie implementare e quali risorse investire per far crescere le nostre imprese. Imprese che non dimentichiamo essere la massima espressione della creazione e diffusione di ricchezza e benessere nella società. Se ciò non accade chi ne continuerà a risentire maggiormente saranno i lavoratori e di conseguenza le famiglie.
Chiediamo alla politica scelte coraggiose per mettere le nostre imprese nelle condizioni di ripartire, crescere, innovarsi e dunque rilanciare il territorio:
-          semplicità ed efficienza della macchina burocratica: è necessario mettere ordine alle numerose ordinanze che si sovrappongono e molto spesso subiscono interpretazioni diverse da soggetti diversi; è necessario ridurre drasticamente il numero di adempimenti e di interlocutori con cui le nostre imprese sono tenute ad interagire, noi imprenditori abbiamo bisogno di poche regole, ma certe e soprattutto abbiamo bisogno non solo che si faccia qualcosa ma che lo si faccia in tempi brevi;
-          realizzazione di moderne e veloci infrastrutture di collegamento;
-          coraggio: perché un territorio che non è conscio dei propri bisogni è destinato ad arroccarsi su sé stesso a favore dell’emergere di altri territori.


23 Dicembre 2010

Categoria : Cronaca | Economia
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