E se il Vaticano aprisse la borsa?


“Sine ira et studio”, come vuole Tacito, qualcosa da dire su Collemaggio senza sponsor (ma come, non doveva pagare Obama il restauro? Perchè non lo hanno portato almeno a vedere Collemaggio? Che sciocchezza…), qualcosa, dicevamo, c’è da osservare. Se gli americani non pagano, qualcuno che potrebbe sborsare un po’ di soldi c’è: lo stato estero del Vaticano. Se il Vaticano aprisse le sue capienti scarselle, Collemaggio potrebbe trarne dei benefici. Non diciamo che il papa debba pagare tutto il conto, che è salato (11 milioni, si ipotizza), ma che una sostanziosa mano potrebbe darcela. Sempre “sine ira et studio” (cioè serenamente, intendeva Tacito), osserviamo che da tutto il mondo arrivano doni e soldi (non sappiamo quanti, ma arrivano: chi sa quando tireranno fuori l’elenco), meno che dal Vaticano. Che ci stia preparando una sorpresa? Se il papa tedesco riscattasse i secolari mugugni della chiesa nei confronti di papa Celestino V, le mai del tutto chiare riserve, le ritrosìe verso l’uomo dello spirito e del perdono gratuito (la chiesa si faceva pagare), Collemaggio risorgerebbe. Il papa teologo ci farà una sorpresona? Speriamo. La stima del mondo (fedeli e non fedeli, atei e credenti) per Benedetto XVI crescerebbe come d’incanto. O nascerebbe in chi non ce l’ha per niente.



13 Luglio 2009

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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