Quando contavamo sul mattone


Dice il collega che lavora sulla costa: “Che debbo fare? Ho perso tutto, voglio tornare a L’Aquila, ma soprattutto lo vuole mia figlia. Me denca comprà ‘na casa…”. Conveniamo. “Naturalmente, costruita dopo il 6 aprile, è chiaro”. Non c’è dubbio. Volendo tornare a vivere a L’Aquila, chi può si compra una casa costruita con le regole antisismiche. Pensiamo: “Una volta contavano tutti sul mattone, come investimento. Adesso uno compra (se può) solo se costretto e compra antisismico”. Così va il mondo. C’era gente che investiva tutto su case e appartamenti, e oggi la pensa ben diversamente. Solo l’indispensabile. C’era gente che viveva alla grande affittando in nero agli studenti tre, cinque, 12 appartamenti. Oggi forse gliene ripagheranno uno, e al massimo con 150.000 euro, chi sa quando. Il terremoto ha cambiato le regole, la vita, il modo di essere e di concepire il futuro, se ce ne sarà uno. Ha rovistato in tasche e conti in banca, ha scombussolato vite e fortune, rimescolato le carte. Da questa vita nuova, dovrà uscire una città nuova, con gente dalla vita nuova. Che impresa titanica, mentre ci bombardano le notizie sul cataclisma di Haiti. La vita non è un mattone, è un punto interrogativo grande come una faglia. Attiva, naturalmente.



13 Gennaio 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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