La differenza? E’ la fermezza


(di G.Col.) – Molti avranno riflettuto sulla frase che il giudice inglese ha detto, comminando l’ergastolo al giovane italiano accusato di un terribile omicidio, efferato e feroce. Ha detto: “Lei non uscirà mai più dal carcere”. La differenza tra noi e quel paese (che il regime fascista aveva insegnato a odiare) è tutta qua: loro hanno la fermezza. Noi siamo dei cialtroni che vivono di chiacchiere, compromessi, ambiguità, nella cui brodaglia maleodorante sta il malvezzo nazionale. Da noi, anche un processo drammatico per i morti nel terremoto può saltare… per un difetto di notifica. Qui nulla è certo, nemmeno una condanna. Qui si trova sempre la scappatoia, è regola il sotterfugio, ma legale, abituale, inserito nel DNA del sistema. In Inghilterra una condanna, inflitta inesorabilmente solo in base a prove – non indizi – è tale fino al termine della vita, se si tratta di ergastolo. E un giudice, solenne rappresentante del popolo giudicante, può dire al condannato che per lui è finita. Resterà dietro le sbarre fino all’ultimo momento della sua vita. Tutto ciò è fermezza, è certezza di quanto avviene, requisito di rispetto e autorevolezza di una giustizia. La differenza è tutta qua. E’ una grande cosa. Misura la distanza tra un popolo di pagliacci che giocano a fare il grande paese, e non lo saranno mai, e un popolo in cui – ancora oggi – la prima regola è la serietà. Anche nel declino, che tocca a tutti; anche nel tramonto della civiltà europea. Ma c’è una dignità anche nei crepuscoli.



03 Luglio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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