Cinema – Il secondo di Sofia


(di Carlo Di Stanislao) – Sofia Coppola, figlia di Francis Ford e già compagna di Quentin Tarantino, vincitrice (molto a sorpresa) dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, per il giorno delle sue nozze, che si celebreranno il 27 Agosto a Bernalda, piccolo borgo della Basilicata da cui origina la famiglia, ha snobbato, per l’abito nuziale, Marc Jacobs, supernoto stilista dello star-system, preferendogli il sarto tunisino Azzedine Alaïa, che in questi giorni è al centro dei gossip anche per le sue dichiarazioni al vetriolo rilasciate al magazine Virgine, su due nomi sacri nel panorama del fashion system internazionale: Karl Lagerfeld e Anna Wintour; il primo definito uno che non ha mai preso un paio di forbici in mano e l’altra del tutto priva di gusto nel vestire. A fine giugno poi, Alaïa non aveva perso occasione per entrare a gamba tesa nella polemica sulle dichiarazioni antisemite di John Galliano, a cui, da poco, aveva rubato la direzione artistica di Dior. Minimalista ed estremamente essenziale nel descrivere avvenimenti (quasi del tutto assenti) e personaggi, privilegiando il silenzio ai dialoghi, il quarto film di Sofia, trionfatore a Venezia grazie al’ex Tarantino, è un pellicola lenta e ripetitiva, in cui nulla sembra accadere e che procede per piccole sfumature e piccoli dettagli, mettendo spesso a dura prova la pazienza dello spettatore. “Somewhere” è un film difficile da apprezare, come è difficile definite bello quel “Marie Antoinette”, seconda pellicola della piccola Sofia, “teenager” un po’ svampita, con un marito che non conosce, in una Nazione di cui non sa nulla, che passa le sue giornate spensierate tra scarpe, torte, cani, amiche, balli e fughe tra i giardini, mentre fuori si prepara la rivoluzione che a lei costerà la testa, e alla monarchia francese la sopravvivenza. Un ritratto pop che ha fatto arricciare il naso a molti (fra questi lo scrivente), con una improbabile colonna sonora sui ritmi rock di rock di Aphex Twin e Gang of Four, The Radio Dept. e Bow Wow Wow, The Cure e Adam and the Ants, più adatti ad una serata in discoteva che ad un tentativo di ritratto storico-introspettivo. Dicevo che anche “Somewhere” mi è sembrato un brutto film, in gran parte girato nel celebre Chateau Marmont, l’hotel di Los Angeles dimora abituale di molte star hollywoodiane e dove, a causa di una overdose, morì John Belushi; simbolo mitico di un mondo atrocemente cinico, ma che lei usa senza vero impatto emotivo, al’interno di un freddo (e vuoto) esercizio di stile. Né mi erano piaciuti i suoi film precedenti: “ I giardini delle vergini suicide” e “Lost in transletion”, pure esaltatissimi dalla critica. Quasi tutti i suoi personaggi sono persone viziate e annoiate, al centro di mondi fatui e di lustrini, che vorrebbe riuscire a distruggere ma che, infine, la risucchiano in una sorta di vuota esaltazione. Speriamo gli venga meglio la regia del suo matrimonio lucano, a fine agosto, con il cantante Thomas Mars, leader dei Phoenix, dal quale ha avuto anche Romy e Cosima, che hanno rispettivamente cinque anni ed un anno. Le nozze si svolgeranno a Palazzo Margherita, una dimora storica acquistata da Francis Ford Coppola e trasformata in un resort a cinque stelle, che vedrà, fra gli altri illustri ospiti della sfavillante cerimonia, Nicolas Cage, cugino della sposa, Al Pacino, Steven Spielberg e Sylvester Stallone. In uno dei locali al piano inferiore del palazzo è previsto un wine bar, che potrà contare sulle pregiate etichette di proprietà di Francis Ford, che si sono affermate nel mercato mondiale grazie ai vigneti dell’azienda californiana nella fertile Napa Valley. Il giardino dove Sofia e Thomas si scambieranno le promesse, contiene alcune specie rare di piante e per l’occasione è stato affidato alle cure di due super esperti arrivati dagli USA che vi lavorano da maggio, affinchè tutto sia perfetto. Quello in preparazione è il secondo sì di Sofia, che è già stata sposata con Spike Jonze dal 1999 al 2003 e , dal 2006, vive a Parigi con il suo nuovo compagno e futuro marito. Da Bernalda, Agostino, nonno del regista del ‘Padrino’, partì alla volta degli Stati Uniti in cerca di fortuna. Era il 1904 e quel lucano sognatore con in tasca una licenza elementare e in testa tante idee, raggiunse in fratelli sbarcati negli States anni prima.


02 Agosto 2011

Categoria : Cultura
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