Power Crop, biomasse: di che parliamo?


L’Aquila – (Immagini: il marchio Power Crop e la piana del Fucino) – Strada spianata, almeno sulla carta, anche dalla Regione (dopo la Provincia) allo stabilimento Power Crop a Borgo Incile di Avezzano, due passi dalla città, e sicuramente nuove polemiche che maturano e che si addensano all’orizzonte. Di stabilimenti per le biomasse ce ne sono e ne sono progettati altri in Italia, oltre quello della Marsica. Chi polemizza sa di cosa si tratta, o è solo politica? Siamo andati a scavare un po’ per capire. La Power Crop è un’azienda specializzata.
Il progetto prevede – dicono fonti ufficiali e siti Internet, quindi la fonte è ben chiara – la realizzazione di una filiera “fortemente integrata con il territorio, costituita da coltivazioni dedicate per la produzione esclusiva di risorse agroenergetiche ed il loro utilizzo in una centrale per la produzione di energia da fonti rinnovabili”. Biomasse, per dirla generica.
Biomassa sono tutti quei materiali di origine animale e anche vegetale che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione e sono utilizzati per la produzione di energia. Pertanto tutti i combustibili fossili (petrolio, carbone, metano, ecc..) non possono essere considerati come biomassa. Le biomasse rientrano fra le fonti rinnovabili in quanto la CO2 emessa per la produzione di energia non rappresenta un incremento dell’anidride carbonica presente nell’ambiente, ma è la medesima che le piante hanno prima assorbito per svilupparsi e che alla morte di esse tornerebbe nell’atmosfera attraverso i normali processi degradativi della sostanza organica. L’utilizzo delle biomasse quindi accelera il ritorno della CO2 in atmosfera rendendola nuovamente disponibile alle piante. Sostanzialmente queste emissioni rientrano nel normale ciclo del carbonio e sono in equilibrio fra CO2 emessa e assorbita. La differenza con i combustibili fossili è pertanto molto profonda: il carbonio immesso in atmosfera è carbonio fissato nel sottosuolo che non rientra più nel ciclo del carbonio, ma nel terreno è fissato stabilmente. In questo caso si va a rilasciare in atmosfera vera e propria “nuova” CO2. Il termine è utilizzato per descrivere la produzione di energia in impianti appositi: impianti a biomassa. La valorizzazione energetica dei materiali organici contribuisce alla produzione di energia termica e con impianti di medie o grosse dimensioni può produrre anche energia elettrica, contribuendo a limitare le emissioni di anidride carbonica e quindi ad assolvere gli impegni del Protocollo di Kyoto.
Nel caso in questione, le aree dedicate saranno localizzate in un raggio di circa 70 Km dalla centrale.
E’ previsto inoltre l’utilizzo del legname proveniente dal governo dei boschi e dalla manutenzione dei parchi, fiumi e torrenti del territorio oltre al verde pubblico e agricolo (potature).
Il mondo agricolo potrà partecipare all’iniziativa:
• filiera corta (massimizzazione delle attività in capo al coltivatore)
• partecipazione alla società di scopo fino al 20% .
Sempre secondo le medesime fonti, i benefici della filiera sono: fonte rinnovabile, bilancio CO2 in pareggio o positivo (riduzione inquinamento) , risanamento dei terreni stressati dall’uso di fertilizzanti e trattamenti , basse emissioni.

Il tempo di sfruttamento della risorsa agroenergetica è paragonabile a quello di rigenerazione delle piante stesse, differentemente i combustibili fossili (petrolio) si sono formati nel corso i milioni di anni, inoltre il loro utilizzo indiscriminato ha incrementato la concentrazione di anidride carbonica CO2 nell’atmosfera, contribuendo all’effetto serra.
Le risorse agroenergetiche hanno un apporto di CO2 nell’atmosfera complessivamente nullo, dato che la quantità liberata nei processi di conversione energetica è la stessa catturata per la crescita della pianta grazie alla foto sintesi clorofilliana.
Per ciascun MWh prodotto con risorse agroenergetiche vengono “risparmiati” 600 kg di Anidride Carbonica CO2, senza contare che spesso i materiali organici dei terreni incolti e abbandonati emettono metano CH4, gas che ha un effetto serra ~ 20 volte superiore alla CO2. Il combustibile per siti del genere sono, genericamente, i pioppi.


01 Settembre 2011

Categoria : Cronaca
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