Grandi Rischi…(2): “Draquila” è prova, sentiti Boschi e i parenti dei morti


L’Aquila – E ORA SE LA PRENDONO CON FOTO E TV OPERATORI – BOSCHI: DALLE AUTORITA’ NESSUNA RICHIESTA – I PARENTI DELLE VITTIME -(aggiornamento) – Dopo circa un’ora di camera di consiglio, il giudice Marco Billi ha deciso sulle istanze emerse nelle prime ore di dibattimento. Ha ammesso tutte le prove ma ha negato le trascrizioni dei dvd con i telegiornali pre e post 6 aprile 2009. Ammesso come prova anche il film “Draquila” di Sabina Guzzanti, ma solo nella parte dell’intervista relativa a Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Decisa anche una postazione fissa per gli operatori e i fotografi che riprendono il processo. Ogni parte, teste o avvocato, potra’ negare l’autorizzazione a essere ripreso.
“Sono contrario alla presenza di operatori e fotografi tranne che per le parti del processo che avranno rilevanza sociale, come quando si parlera’ di prevedibilita’ dei terremoti. Il processo non deve diventare un reality show”. Cosi’ ha tuonato Carlo Sica, rappresentante dell’Avvocatura dello Stato nel corso della terza udienza dibattimentale contro i sette membri della Commissione grandi rischi che si sta svolgendo all’Aquila. D’accordo l’avvocato Francesco Petrelli, legale di Franco Barberi: “I mezzi televisivi – ha affermato – sono stati usati con una certa invadenza, (il riferimento era alla seconda udienza) tanto che il giudice e’ dovuto intervenire per evitare che una telecamera sbirciasse nel suo computer mentre scriveva un’ordinanza. Posizione ribadita anche da altri avvocati della difesa, come Filippo Dinacci (che assiste Mauro Dolce) e altri, che hanno chiesto di “imporre quantomeno una postazione fissa per non incidere sul comportamento delle parti”. La richiesta delle difese e’ di evitare che grazie alle riprese tv testi ascoltino testimonianze di altri testi, violando il codice. “L’udienza e’ pubblica, non si puo’ evitare”, ha ribadito il pm che, pero’, ha proposto due “temperamenti”: “Chiedere il consenso alla persona ripresa e una postazione fissa”. Il giudice ha disposto una postazione fissa alla sua destra, vicino ai banchi dell’accusa e previsto che testi, parti, avvocati e chiunque altro possano decidere di essere ripresi o meno.
BOSCHI – “Ci sono gli assessori comunale, provinciale e regionale che gestiscono localmente il sistema della protezione civile. La commissione Grandi rischi deve soltanto riferire e io non ho nessun potere operativo”. Lo ha detto l’ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, componente l’organo consultivo della presidenza del Consiglio dei Ministri, sotto processo, parlando con i cronisti fuori dall’aula . Boschi ha ammesso che “la commissione avrebbe dovuto indicare misure di prevenzione, ma la popolazione avrebbe gia’ dovuto saperle. Delle istituzioni locali nessuno mi ha chiesto niente, solo la Stati (Daniela, all’epoca assessore regionale alla Protezione civile, ndr) voleva sapere se era possibile prevedere i terremoti”.
Interrogato dai cronisti sul perche’ abbia firmato il verbale del 31 marzo dopo il terremoto, Boschi ha risposto che “era la prima volta che mi capitava, ma quelle cose piu’ o meno le avevo dette e alla riunione c’ero stato. Il verbale comunque lo considero irrilevante proprio perche’ fatto dopo il sisma”. Sul processo in corso, Boschi ha affermato: “Penso e spero di essere assolto e che con questo processo si capisca una volta per tutte che l’Italia e’ ad altissimo rischio sismico, un rischio che viene da costruzioni pessime. Dall’Abruzzo fino alla Sicilia orientale – ha ribadito – si possono avere eventi di magnitudo 7. Da questo processo spero si risolva questo problema”.
PARENTI VITTIME – “Vai tranquillamente a dormire, stai tranquilla, ci vediamo domani mattina”. La testimone Linda Giugno ricorda cosi’ le ultime parole che ha sentito dal fratello, un forestale, prima che la scossa del 6 aprile 2009, lo portasse via assieme alla moglie e alla figlia che quest’ultima aspettava. Sono le prime, drammatiche testimonianze dell’udienza del processo alla commissione Grandi rischi, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio accusato in blocco di aver falsamente rassicurato gli aquilani causando 309 vittime nel sisma. Oggi il processo e’ entrato nel vivo con i primi interrogatori. I pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio hanno ascoltato tecnici che hanno operato nelle prime ore del sisma e parenti delle vittime per dimostrare che le risultanze della riunione del 31 marzo, una settimana prima del sisma, hanno indotto la popolazione a sottovalutare il rischio sismico che c’era. Dalla testimonianza e’ emerso un diverso atteggiamento, relativamente alle varie scosse che si susseguirono in quei giorni, nei dialoghi tra la signora Giugno e suo fratello: dopo la scossa 4.1 del 30 marzo. “Mi disse l’importante e’ che rimanete in giro – ha raccontato la donna, mentre dopo la prima del 5 aprile – Eravamo stati tutti rassicurati compreso mio fratello. Se c’era qualcosa che non andava era in grado di saperlo prima di altri, sicuramente prima di me. In quel periodo si parlava sicuramente di terremoto. Io non avevo sentito informazioni, ma lui le aveva apprese. Siamo stati rassicurati, mi disse ‘terremoti piu’ forti sicuramente non ci saranno, e’ inutile che scappiamo a destra e sinistra. Mi ha preso pure in giro”. E’ stata poi sentita un’altra donna, Franca Giallonardo, che nel sisma ha perso entrambi i genitori nel crollo di un edificio in via Campo di Fossa. “Stavano tranquilli – ha ricordato – perche’ abitavano in un palazzo di cemento armato ed erano stati rassicurati dai media. Rassicurazioni c’erano in continuazione, dicevano che bisognava stare tranquilli, che lo scarico di gas non avrebbe consentito una scossa. Parlando di esperti, mio padre si riferiva alla commissione Grandi rischi, a chi registrava le scosse, a chi era del settore”. (AGI) Aq1/Ett (Segue)
Sentito Giuseppe Calvisi, medico legale della Asl dell’Aquila che dal 6 aprile ha lavorato dalle 6 del mattino fino alle 4 di quello successivo, facendo l’esame esterno delle vittime per scoprire le cause della morte su circa 250 delle 309 vittime della tragedia. Il medico ha ricordato che intorno alle 7 del mattino c’erano 15-20 morti, “dovevamo trovare un luogo idoneo. Siamo andati ai poliambulatori dell’ospedale San Salvatore al piano terra, chiudendo le finestre. Non c’erano le barelle – ha aggiunto – i cadaveri li dovevamo mettere sul pavimento. Verso le 16 le stanze erano piene, cosi’ e’ arrivato l’ordine di trasferirci alla rimessa della Guardia di finanza, in una struttura che aveva tenuta sismica. Li’ abbiamo messo i cadaveri e siamo andati avanti. Ogni 10 minuti c’erano nuovi terremoti e si muoveva la struttura”. Poi e’ stata la volta dell’ispettore superiore di polizia giudiziaria, Lorenzo Cavallo, che ha ripercorso tutte le tappe delle indagini che poi hanno dato vita al processo. “Nell’agosto 2009 – ha ricordato – l’avvocato Antonio Valentini ha presentato il primo di una serie di esposti, paventando responsabilita’ della commissione. Per noi erano una nuova attivita’, ne sono seguite altre, dal 17 agosto 2009 fino al febbraio 2010. Il dato che ha colpito l’attenzione e’ che le persone presentavano dati concordanti l’una all’insaputa delle altre”.
Prossima udienza il 22 ottobre: si spera in condizioni ambientali migliori.


15 Ottobre 2011

Categoria : Cronaca
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