Seconda moneta, studio di specialisti


Ofena – Scrive Dino Rossi (Cospa Abruzzo): “Qualche tempo fa, facemmo un accenno di quanto era importante la seconda moneta, la notizia ebbe una rilevanza notevole, grazie all’AGI e ai giornali on line, numerose furono le telefonate di congratulazione che arrivarono da ogni angolo della penisola al cellulare dello scrivente. Molte imprese hanno stampato la notizia e affissa al muro delle loro sedi, alcuni impiegati di banca, in pensione, hanno inviato mail di elogio. In seguito, un pool di commercialisti simpatizzanti del Cospa, hanno fatto uno studio sull’andamento economico dell’Italia. Eccolo.
“Studi & Ricerche.
Scenario Economico Attuale: l’Italia sotto pressione.
1. Lo spread tra BTP e Bund che sono saliti di ben 3,80% ciò vuole dire che il nostro paese pagherà in interessi annui circa 4 Mld di euro in più per ogni 1% di differenza il che vuole dire che gli effetti di una finanziaria da 16 Mld di euro si sono già volatilizzati.
2. Lo scenario economico è in peggioramento il Pil ha iniziato a scendere anche a causa delle scelte economiche prese per fronteggiare la crisi.
3. Lo scenario politico con un governo debole non aiuta, la credibilità dei mercati stà scemando con conseguenze peggiorative per i punti 1 e 2 appena su citati.
4. Il sistema bancario è in affanno perché avendo sempre guadagnato sul trading con i titoli di stato adesso si ritrova in portafoglio, per via degli aumenti di rendimento descritti al punto 1, titoli BTP che valgono il 30% a prezzi di mercato, a ciò si aggiunge la fuga dai depositi bancari. Pertanto con l’ulteriore aumento dello spread le quotazioni delle banche sono destinate a continuare a scendere.

Le radici della Crisi: ci hanno rubato il passato, il presente ed il futuro.
1. La crisi attuale in realtà ha più di venti anni e si trascina dalla caduta del muro di Berlino sino ad oggi le cui macerie in parte ingombrano le nostre economie. Le macerie dello Stato ad economia mista sviluppato per tenere in piedi una guerra fredda con i comunisti che non hanno mollato nessuno dei loro presidi a cominciare dall’ultra sindacalizzazione il mondo del lavoro ed in particolare bloccando a livello occupazionale la burocrazia statale che attualmente pesa direttamente per oltre un terzo dei costi totali dello stato. Per farsi un idea di quanto ciò abbia rallentato il nostro paese guardiamo il grafico seguente che riporta l’andamento della nostra economia in confronto a quella statunitense e quella tedesca posto il 1998 come punto di partenza uguale per tutte le economie in esame

Notiamo che negli ultimi due anni (primi mesi del 2009- primi mesi del 2011) l’economia italiana non ha beneficiato della ripresa, come non lo ha fatto o meglio l’ha fatto ma in misura molto minore rispetto agli Stati Uniti ed alla Germania nel periodo che và dal 2002 al 2007, infatti l’economia dal 2001 non ha toccato nuovi massimi, ma ha segnato nuovi minimi.

2. L’Italia ha avuto ed ha tuttora un problema di crescita, perché negli anni le classi improduttive dei burocrati e dei politici sono cresciute in redditi e numero, facendo pagare il conto ai contadini, agli artigiani, ai lavoratori autonomi, agli imprenditori, alle dotazioni delle forze dell’ordine e delle forze armate che hanno visto ridurre progressivamente organici e concorsi.
3. L’Italia ha avuto ed ha tuttora un problema di costi della Politica in termini diretti (consulenze, prebende, appannaggi, ecc…) e in termini indiretti (corruzione) che incidono per circa 50 Mld (stime OCSE) di maggiori costi dello Stato ogni anno (un decimo del Budget statale).
4. In tutto questo abbiamo anche scontato l’effetto dell’euro nella nostra economia che ci ha reso meno competitivi verso l’estero.
5. In tutto questo si sono innestate le scelte poste in essere da organi indipendenti dal volere popolare come la BCE che ha portato avanti delle politiche economiche tese a salvaguardare l’unico paese fortemente esportatore interno in Europa cioè la Germania fautrice della moneta unica per avere esportazioni stabili in valuta.

Le conseguenze prevedibili del peggioramento della crisi economica.
1. Default. In questo caso non remoto, il nostro paese dovrebbe stringere talmente tanto la cinghia che avremo un abbattimento dei consumi e della produzione pari ad un terzo del Pil. Porteremo nel baratro con noi tutta l’Europa, infatti la dimensione della nostra economia rispetto alle altre economie in crisi, vedi il grafico seguente (dati Banca Mondiale) è enorme.

Quindi se lo scenario in questione dovesse concretizzarsi vedremo nel 2013-14 un crollo delle attività:
a. Più del 30% delle attività agricole cesseranno l’attività di produzione per la vendita;
b. Più del 30% delle attività economiche artigianali e professionali cesseranno;
c. Più del 30% delle Banche non saranno in grado di mantenere aperti i loro sportelli.
Vantaggi: la crisi costringerà tutti ad un austerità che fino ad oggi è mancata (e spazzerà via le macerie del muro di Berlino) in specie nelle Istituzioni e ci troveremo con la capacità di cogliere i benefici delle future crescite, sempre che si passi questa crisi con una relativa pace sociale.
2. Crisi senza Default. L’Italia si troverebbe in uno stato di forte prostrazione economica per diversi anni ma forse, se la BCE (leggi Germania) si decidesse a pompare liquidità con un approccio “bottom up” cioè dando soldi alle famiglie e alle imprese allora il peggio potrebbe essere lasciato alle spalle pena una forte inflazione che inciderebbe profondamente nel breve periodo sui redditi fissi, ma ridurrebbe relativamente i debiti di famiglie ed imprese oltre al debito statale on indicizzato.”
Ragazzi, per chi non lo avesse capito, grazie a questi cervellotici individui che vediamo tutti i santi giorni azzuffarsi con le chiacchiere in televisione, la gente che lavora duramente tra poco si ritroverà in mezzo alla cacca”.


20 Ottobre 2011

Categoria : Economia
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