Vecchioli: “La guerra dei poveri…”


L’Aquila – Dall’avv. Paolo Vecchioli riceviamo: “E’improbabile tornare a far volare la Citta di Federico II e quello che essa rappresenta per la cultura e non solo in Abruzzo senza tenere nel debito conto l’accorato appello del Magnifico Rettore dell’Università de’ L’Aquila che, in condizioni normali, sarebbe stato valutato e considerato banale ed idoneo a sfondare una porta aperta per la sua oggettività e per la sua compostezza.

Invece e considerando quanto capita alla nostra Città addirittura anche senza il terremoto, esso appello rappresenta una disperata e forse finale difesa dell’Aquilanità della nostra Università degli Studi .

Questa nostra Città , Capoluogo di Regione, ha due grandi realtà in simbiosi economico-culturale : l’Università e l’Ospedale Regionale .

Oggi lo urliamo ma lo abbiamo predicato e detto ai quattro venti ricevendo anche,sul concetto , l’adesione dei politici tutti, degli amministratori ex ed attuali e di tutte le componenti sociali de’ L’Aquila e ciò reiteratamente ed anche in occasione di eventi che hanno visto barcollare e crolare l’economia civica per sparizione di realtà economico-industriali fasulle, obsolete ed estranee al territorio ed alle sua caratteristiche prodotte artificialmente ed a spese di Pantalone dai noti e soliti padroni dei carrozzoni elettorali e dei voti ( oggi a perdere…) di ogni colorazione e variegazione compresa, purtroppo e prevalentemente , quella rossastra .

Insieme alla Città hanno pagato i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo e con famiglie a carico ,sfregiati anche dai nani e dalle ballerine della locale politica che, sistematicamente, li hanno riesumato come Zombies, almeno quelli del Polo Elettronico e fino al giorno del voto ,per poi riseppellirli nella tomba della disoccupazione ripassando per la trafila della fase terminale normalmente nota come Cassa Integrazione e silenti i sindacati, i sinistri progressisti i marciatori per la libertà di stampa e giù di lì.

Se si consentono operazioni di sciacallaggio sui pochi posti letto per gli studenti e da parte dei soliti noti, furbi ma invisi alla Città, se si consente di mettere in contrasto la casa d’abitazione da garantire a tutti i cittadini colpiti dal sisma nell’imminenza dell’inverno con la necessità di garantire e realizzare anche e subito alloggi per la popolazione degli studenti della nostra Università, si dichiarare e proclamare una guerra di poveri dove vincono solo gli accattoni della politica che banchetteranno sulle spoglie di quel che resta de’ L’Aquila se ricostruita nella sua storia, cultura e realtà sociale aggregante e della sua bella Università non più organica alla Cultura ed alla Città.

Gli speculatori ,pochi ma voraci insieme ai molti agnostici ed incoscienti,distrutta la miglior e più solida parte dell’economia civica rappresentata anche ma non solo dall’indotto della popolazione studentesca della nostra Università,determineranno il decentramento anche della cultura, della formazione, del sapere e della nostra tradizione dopo tutti gli altri scippi prodotti per ignavia e complicità di bassa politica con i bottegai levantini ma abili della costa .

Sarà duro, a questo punto, pensare a ricostruire dopo l’emergenza perché non riconoscere che anche gli studenti universitari debbono avere un luogo ove ricoverarsi nel territorio della loro Università è negare l’emergenza a tutti gli effetti .

Identico discorso vale per l’Ospedale Regionale considerando che nessuno pare intendere che le due fasi, quella dell’emergenza e quella della ricostruzione, hanno e debbono avere cultura e caratteristiche diverse e metterle in contrasto considerando che ciò che vale per la prima non necessariamente vale per la seconda fase, quella della ricostruzione, è demenziale e condanna a non operare bene l’emergenza ut supra né garantisce il mantenimento delle minimali condizioni di organico sviluppo per avviarsi a ricostruire il tessuto economico-sociale della Città e del suo territorio interno .

Niente guerra dei poveri pensiamo a lavorare nell’emergenza e l’emergenza è anche quella di evitare che gli studenti abbandonino l’Università de’ L’Aquila ,non illudiamoci già di procedere alla ricostruzione se prima non consolidiamo le basi su cui ricostruire e non facciamoci prendere dalla fretta stupida di considerare la tragedia del 6 aprile come qualcosa che si può cancellare rimettendo le bocce semplicemente come erano posizionate alle ore 3,31 perché dobbiamo prendere coscienza che nulla sarà più semplicemente come prima .

Difendiamo i valori di quello che ci appartiene e la nostra tradizione adesso che c’è l’emergenza in modo che quanto inizieremo a ricostruire lo faremo su “ basi solide” in grado di affrontare non solo il terremoto”.


07 Ottobre 2009

Categoria : Dai Lettori
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