I problemi e le mancate occasioni del Cav


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Poteva essere una bella occasione per Berlusconi ed il suo Governo, ma dopo una partenza “lance in resta”, il 19 scorso, una brusca inversione di rotta o di ritmo, con un rinvio ufficiale, in sole 24 ore, ad un Consiglio dei Ministri di questa settimana ed una opposizione sempre più scettica. Con un imbarazzo che trapela perfino nell’incertezza su come definire cos’è veramente successo nelle due ore della riunione dei ministri il 20 scorso, il ddl sulla corruzione, dato per certo poche ore prima, si avvia lungo una strada difficile, in fondo alla quale ci potrebbe essere il vicolo cieco del dimenticatoio parlamentare. Secondo Pier Ferdinando Casini: “La lotta alla corruzione farà la fine del piano casa, è un ennesimo spot”; mentre Pier Luigi Bersani dice: “Vorrei capire di che stiamo parlando. Norme anticorruzione? Ma se siamo stati noi a far togliere di mezzo lo scudo per i commissari… Berlusconi prima fermi il processo breve”. Secondo Anna Finocchiaro: “È l’ennesimo annuncio inutile, un bluff. La verità è che il centrodestra è in difficoltà di fronte all’opinione pubblica”. E per Donatella Ferranti: “È solo fumo negli occhi”. Antonio Di Pietro, al solito, è caustico: “Questa è l’ennesima truffa elettorale di Berlusconi. Faccia un decreto, come ha fatto per far passare le sue mostruose leggi ad personam”. Gli fa eco, stavolta, Luigi De Magistris: “Una pantomima. La lotta alla corruzione si fa lasciando i magistrati liberi di indagare”, mentre Massimo Donadi dichiara: “Il premier, plurindagato per corruzione, che si impegna a varare una legge per porle un freno, è forse la sua barzelletta più riuscita”. Per ora nessuna nuova dal Governo e sono in molti da considerare il silenzio una occasione mancata per dimostrare davvero ricerca di pulizia nelle file del Pdl. E, in queste ore, le voci, nella maggioranza , a favore del ddl sono poche: il piemontese Osvaldo Napoli (“Sono stato sindaco e amministratore locale per un quarto di secolo e di una cosa sono convinto, troppe autorizzazioni non fanno bene”) e Margherita Boniver (“Basta “bande bassotti”"), mentre gli ex An Maurizio Gasparri e Domenico Nania, dichiarano non temere (ma sarà vero?) il tam tam che nel Pdl accusa Berlusconi di “svolta giustizialista”. Comunque Raffaele Fitto, ministro trattenuto in Puglia da impegni elettorali e alle prese con inchieste giudiziarie, dice che “il governo ha dato un segnale chiaro”. Berlusconi è stanco ed irritato e, pare abbia dichiarato ai suoi intimi, che volentieri liquiderebbe ciò che ha costruito, cioè il Pdl, più diviso e litigioso di prima e con vari problemi di gestione e di credibilità. Lo ha visto sabato scorso, alla Camera, dopo il voto sul decreto Emergenza, quando ha passato quasi due ore a ricevere uno dietro l’altro deputati d’ogni dove, tutti con le loro doglianze sulla gestione del partito, delle candidature e di questo inizio di campagna elettorale. Quel giorno era iniziato male, con il Consiglio dei ministri che si è aperto con l’ennesima minaccia di dimissioni di Tremonti, dopo un lungo braccio di ferro con Brunetta, che avrebbe voluto mettere all’ordine del giorno la digitalizzazione della pubblica amministrazione. “Quasi, quasi – si è sfogato in privato il Cavaliere – questo partito vien voglia di chiuderlo” e , ancora di certo, dopo le regionali “si azzera tutto” e si “ricomincia da capo”: facce nuove e approccio nuovo. Ma, intanto, problemi ne ha anche nella compilazione delle liste per queste regionali. Ossessionato dal pericolo che si radichi nell’opinione pubblica l’equazione tra il Pdl di oggi e il Psi dei primi anni ‘90, anche ieri, collegandosi via telefono con Riccione per il convegno di Formigoni, il premier è tornato a garantire che non c’è “alle porte una nuova tangentopoli” e a derubricare come “casi isolati” i fatti di corruzione che coinvolgono uomini del suo movimento. Un altro tentativo, questo, per arginare i sondaggi sugli orientamenti di voto degli italiani, condizionati dalle ultime inchieste. Per allontanare da sé e dal Pdl l’amaro calice di un insuccesso alle regionali, oltre a proporsi nelle vesti del moralizzatore, Berlusconi cerca di far prevalere l’idea che qualche “birbantello” è il prezzo da pagare ad un “governo del fare”, al quale si contrappone solo l’alternativa di un’opposizione incapace. La stessa del “malgoverno” di Prodi grazie al quale fecero “il giro del mondo” le “immagini devastanti” della spazzatura che infestava Napoli. I responsabili dello “sfascio” dei rifiuti a Napoli – ha accusato – sono gli stessi che oggi pontificano e osano attaccare il governo e Bertolaso, al quale dovrebbero elevare un monumento per ciò che è riuscito a fare con il nostro supporto”. Avviene il contrario, invece. Perché “puntualmente scattano indagini giudiziarie per mettere in cattiva luce chi ha avuto il merito di mostrare al mondo un’immagine positiva dell’Italia”. Con questa presa di posizione non ci meravigliamo che il ddl sulla corruzione rallenti. Oggi, poi, si apprende che il ministro della Giustizia Angelino Alfano, ha confermato il diktat di Berlusconi: blindare il disegno di legge sulle intercettazioni. “Andremo avanti con il testo approvato alla Camera”, ha detto il Guardasigilli in un’intervista, “è un punto di equilibrio tra esigenze delle indagini, diritto alla riservatezza, di cronaca e tutela delle intercettazioni per i reati di mafia”. Uno schiaffo alle critiche e ai rilievi di incostituzionalità espressi dal presidente Napolitano allo stesso Alfano, convocato nel luglio scorso. Il ddl era stato approvato alla Camera l’11 giugno con la fiducia, sollevando le proteste della magistratura e della stampa; ma dopo lo stop del Colle il testo si era “addormentato” in commissione Giustizia al Senato. Pareche il ddl andrà in aula al Senato il 7 marzo; mentre il 3, in commissione, riprende la discussione. Il premier avrebbe voluto anche maggiore velocità, ma ha talmente ingolfato il Parlamento di leggi, che ora ha la precedenza il Legittimo impedimento. E in commissione c’è ancora il ddl anti-pentiti (del senatore Valentino, pur disconosciuto da Alfano), mai accantonato e abbinato alla riforma del processo penale. Naturalmente tutta l’opposizione si prepara a dare battaglia, anche perché la presa di posizione viene vista come una rappresaglia sull’inchiesta che riguarda la Protezione civile. E, ancora, c’è il problema, minore ma non del tutto insignificante, della polemica scatenatasi la scorsa settimana nei confronti dell’allenatore del Milan, da lui criticato per il gioco della squadra. A Leonardo basta una parola di Berlusconi per prendere a andarsene: “Io non ho nessun problema – ha detto il 20 – se il presidente vuole che mi metta da parte, basta una sua parola. Non ci saranno mai problemi di contratto, la società non pagherà mai due allenatori. Ma per andare avanti ci vuole la cosa più importante, ci vuole la tranquillità. Queste cose non fanno bene alla squadra. Ma neanche male, perché è una squadra matura”. Chissà se ora anche i Bondi, i Cicchitto, i La Russa, i Verdini, i casentino, si diranno pronti a “recedere” a sua richiesta? Berlusconi si sente accerchiato e deluso e senza punti di riferimento. Negli ultimi mesi l’unico al quale aveva pensato guardando alla fine della legislatura era Guido Bertolaso: “Potrebbe fare il presidente del Consiglio”, s’èra lasciato scappare un giorno. Ora gli è venuto meno anche quel punto di riferimento. Su Il Tempo di oggi si legge che, con una deputata, il Cavaliere (che sappiamo adora le donne) si è lasciato andare: “Mi viene voglia di andarmene ad Antigua e tornare il giorno dopo le elezioni. Glielo direi: sapete che c’è di nuovo? Che ora i voti li andate a prendere voi!”. Insomma, il clima non è dei migliori e le voci che si moltiplicano in queste ore fanno tremare i polsi a molti. Si parla di nuovi arresti. Una retata a Milano. Si parla di un nuovo pentito che sta parlando a Napoli e sta sputando nuovo fango su un big del Pdl. E poi c’è Roma, con l’inchiesta sul G8 che ha coinvolto proprio Bertolaso e Verdini. Ma, lo sappiamo, Berlusconi è uomo dalle mille risorse, comunicatore ed imbonitore straordinario, stratega di vaglia, capace, anche in questi casi, di rovesciare le sorti di una battaglia che appare, sulla carta, perduta. I veri problemi, per lui, verranno dopo le elezioni che ancora stravincerà. Silvio sa benissimo che dopo le Regionali Fini vuole la staffetta e intende avere come coordinatore del Pdl Italo Bocchino: uno fin troppo scaltro e certamente molto più finiano di La Russa. Quale alternative gli restano in un momento di clamore negativo e di occasioni perdute e con una squadra che decisamente gioca male? Alfano? Troppo siciliano. Frattini? Ancora troppo debole e intanto Guido è fuori gioco. Problemi grossi, ma che potrebbero quietarsi se vince in tante Regioni, perché allora lui e gli altri saranno felici e tutto finirà nel dimenticatoio.


22 Febbraio 2010

Categoria : Politica
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