Inchiesta ateneo: il rettore respinge le accuse – Non sempre fu guerra tra di Orio e Tiberti


L’Aquila – Respinge le accuse e parla di un’azione vendicativa, sulla quale le indagini faranno piena luce, il rettore dell’Università dell’Aquila prof. Ferinando di Orio, destintario di un avviso di garanzia da parte della Procura dell’Aquila. Secondo la denuncia di un docente di Medicina, il professiore ordinario Sergio Tiberti, il rettore avrebbe in sostanza chiesto “regali” in cambio di favoritismi nel mondo accademico. Per di Orio, quanto denunciato è falso e si deve agli screzi e ai contrasti con il docente. Il rettore è fuori città per impegni relativi all’ateneo ed ha dichiarato al Centro che, non appena rientrerà in città, chiederà di essere sentito dai magistrati. Da tempo circolavano voci circa un’inchiesta giudiziari su di Orio, che ha personalmente confermato di aver ricevuto l’avviso di garanzia ai cronisti che glielo chiedevano per telefono. Il rettore ha confermato di nutrire poena fiducia nella Procura aquilana e si è detto sicuro che quanto afferma, cioè la falsità delle accuse mossegli, sarà pienamente dimostrato. Al centro del contrasto tra il rettore e il docente, uno studio sulla sicurezza della centrale Enel di Civitavecchia, quella chiusa per ordine della magistratura in seguito al decesso di un lavoratore. La vicenda è piuttosto complicata e merita sicuramente un chiarimento, non solo su di Orio, ma anche sui rapporti tra il prof. Tiberti e l’Enel. L’inchiesta sarà l’occasione per appurare come stanno le cose.

PRIMA ERANO D’ACCORDO – Non sempre tra il prof. Tiberti e il rettore di Orio c’è stata guerra. Lo dimostra questo articolo, pubblicato a suo tempo, che riproduciamo: “Decessi e gli insediamenti industrialiMortalità nella media nazionale – È stato presentato a Roma, alla presenza del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci, e del commissario straordinario dell’Ispesl, Antonio Moccaldi, il rapporto: «Analisi Statistica dei dati di mortalità relativi all’area di Civitavecchia».
Lo studio, di oltre 200 pagine, è stato redatto da Ferdinando Di Orio, Rettore dell’università dell’Aquila, da Sergio Tiberti, direttore del Centro di Epidemiologia e programmazione Socio Sanitaria, dell’università dell’Aquila e da Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’Ispels.
Le aree prese esaminate nel rapporto sono caratterizzate da una forte presenza industriale e in particolare dalle centrali elettriche dell’Enel, di Tirreno Power e del Porto. Lo studio parte dall’analisi dei dati Istat di mortalità relativi al periodo 1981-2001 (gli ultimi disponibili) ed analizza le possibili relazioni causa-effetto tra la mortalità in tali aree e la presenza di insediamenti industriali.
Il territorio preso in esame ha il suo centro a Civitavecchia. Prevede analisi, misurazioni, rilevamenti e statistiche riferite ad un raggio di 50 chilometri e prende in considerazione una popolazione di circa 325.000 abitanti. Secondo lo studio, «non è possibile stabilire alcuna relazione tra la presenza di grandi attività industriali localizzate e lo stato di salute della popolazione» perché risulta che «la mortalità generale a Civitavecchia è sostanzialmente nella media (con qualche tendenza non significativa all’eccesso per i maschi) sia nella presente analisi che sulla base dei dati registrati dall’ Atlante Regionale».
Considerando poi il rischio epidemiologico connesso alla presenza delle centrali termoelettriche (Enel e Tirreno Power) si sostiene che «non esiste sufficiente forza epidemiologica per attribuire alle centrali di Civitavecchia un ruolo di fattore di rischio».
(ndr) – Sarebbe interessante conoscere le opinioni degli studiosi e degli scienziati oggi, dopo la chiusura della Centrale in seguito a decessi di lavoratori.


14 Aprile 2010

Categoria : Cronaca
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