L’Unità: “Draquila, la grande abbuffata” – Cerasoli: “Bertolaso non è un oracolo”


(di Gabriella Gallozzi l’Unità) – “Tutto quello che c’è da sapere sul «miracolo» della ricostruzione a L’Aquila, ma i media ufficiali non hanno mai raccontato. Dalla militarizzazione delle tendopoli, dove sono stati vietati caffè e Coca cola per «non eccitare gli animi», fino al business della «ricostruzione che non c’è». Ossia la creazione delle costosissime new town che hanno arricchito gli imprenditori e snaturato per sempre il paesaggio e il tessuto sociale di una città storica che, ancora oggi a più di un anno dal terremoto, è ridotta ad un cumulo di macerie. E, soprattutto, i super poteri della Protezione civile di Bertolaso che, in deroga ad ogni vivere democratico e giocando sull’emergenza, hanno attuato il piano Draquila.

Così recita il titolo del nuovo atteso documentario di Sabina Guzzanti, in uscita venerdì per la Bim e in arrivo al festival di Cannes il 13 maggio. Per l’esattezza: Draquila, l’Italia che trema, con la figurina di un Berlusconi di spalle col mantello da vampiro svolazzante, ad indicare in estrema sintesi come il sisma del 6 aprile 2009 sia stato trasformato dal governo in una delle più impressionanti speculazioni economiche degli ultimi anni. Il primo esempio di «shock economy» all’italiana, di «capitalismo dei disastri» per dirla con Naomi Klein, realizzato attraverso una ferrea propaganda di regime che ha impedito in ogni modo l’affiorare della verità fuori dai confini dei territori distrutti dal terremoto. Anzi, è servito persino a ricostruire l’immagine di Berlusconi salvatore della patria, messa fin lì a dura prova dal caso Noemi, escort, festini, leggi ad-personam.

Ancora adesso, del resto, come vediamo nel film, ci sono molti aquilani che parlano di «riconoscenza» nei confronti del premier. Di «affetto» addirittura. «Gli voglio bene – dice una signora – e lo vorrei abbracciare e baciare». Tanti altri, invece, denunciano il cinismo imprenditoriale con cui sono state gestite le loro disgrazie. E sono la maggioranza. Sabina Guzzanti, in stile Michael Moore, li ascolta tutti, lasciando da parte la comicità e puntando piuttosto sull’inchiesta giornalistica. La vediamo giusto un momento indossare di nuovo i panni del premier per un incontro in una tendopoli. Il resto è tutta denuncia, che viene fuori fragorosa ascoltando i racconti di chi nel sisma ha perso la casa e la famiglia. Come quel padre che la notte del terremoto, seguendo le indicazioni rassicuranti della Protezione civile, ha rimboccato le coperte della figlia. E ora che la bambina è morta sotto le macerie non se lo può perdonare. Anche di questo è responsabile la Protezione civile. Nonostante uno sciame sismico di mesi nessun allarme è stato dato, nessun piano di evacuazione previsto, denunciano gli aquilani. Tanto c’era chi rideva quella notte.
(Nella foto Sabina Guzzanti)

CERASOLI – Gianfranco Cerasoli, segretario UIL Beni culturali, scrive: Probabilmente il Sottosegretario e Capo della Protezione Civile Bertolaso non è abituato ad essere contraddetto e le sue “ verità” sono le uniche verità .
Nessuno ha mai messo in dubbio l’enorme lavoro che la Protezione Civile ha fatto per il Terremoto a L’Aquila ed in tutti i Comuni colpiti così come il lavoro che viene svolto nel resto del paese.
Allo stesso tempo non può sostenere che il film – documentario di Sabina Guzzanti rappresenta la “ strumentalizzazione della verità “ , poiché essa non mai unica e dominante come qualcuno tenta di far passare utilizzando tutti i mezzi possibili .
L’Italia non deve aver paura di rappresentare al Festival di Cannes anche la verità che Sabina Guzzanti e la sua troupe hanno girato in poco meno di un anno nelle zone del terremoto e non solo , raccontando storie e rappresentando anch’essa una verità, quella che la stragrande maggioranza dei media hanno ignorato e che dimostra ad oggi , passato un anno, che la ricostruzione ancora non c’è e che ad esempio per i Beni Culturali i problemi che c’erano , vi sono tutt’ora ed i danni sono aumentati .
Oggi L’Aquila diventata come una novella Pompei , i tour operator organizzano gite e visite guidate ed i c.d. “ turisti del macabro” armati di macchinette fotografiche e di telecamere scoprono che non è vero che tutto è finito , che tutti hanno una casa e che la città ha ripreso a vivere.
Allo stesso modo il sistema della Protezione Civile, i suoi modi ed i comportamenti adottati a L’Aquila e non solo, non sono certi scoperti dal film della Guzzanti ma sono cronaca quotidiana , purtroppo anche di natura giudiziaria”.


04 Maggio 2010

Categoria : Cronaca
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