CGIL: “Il governo stanga 50.000 abruzzesi”


Pescara – Scrive la CGIl abruzzese: “Almeno 50.000. Sono tanti, davvero tanti, i lavoratori abruzzesi che pagheranno in prima persona la manovra decisa dal governo e che ricadrà in misura preponderante sulle spalle di coloro che lavorano nel pubblico impiego: siano dipendenti dei Ministeri o della Regione, dei Comuni o delle Province, della sanità pubblica, della scuola o dell’università. Lavoratori che sabato 12 giugno partiranno anche dalla nostra regione per andare a Roma, alla manifestazione nazionale che la Cgil ha organizzato per protestare contro la manovra e per la quale dalle città abruzzesi si stanno organizzando i pullman. Una protesta contro scelte sbagliate e dannose, per difendere i diritti dei lavoratori ma anche quelli di tutti i cittadini: per servizi pubblici efficaci e di qualità, per una sanità accessibile a tutti con livelli accettabili di assistenza e cura, per una scuola aperta e democratica che garantisca l’educazione a tutti i ragazzi, per una università e una ricerca pubblici, liberi e non privatizzati.
Gli effetti sull’Abruzzo. La manovra governativa, che congela gli stipendi, blocca i contratti pubblici, ritarda la pensione, taglia il turn over dei dipendenti e licenzia la metà dei precari nella pubblica amministrazione, che riduce i finanziamenti alla sanità e i trasferimenti di fondi alle Regioni e agli enti locali, produrrà anche per gli abruzzesi effetti molti negativi. Nella nostra regione, in concreto, significherà riduzioni e disagi ai servizi sanitari, il licenziamento di medici, infermieri e dipendenti precari che lavorano negli ospedali pubblici (i precari della sanità pubblica abruzzese sono oltre 500), il taglio dei servizi e delle prestazioni fornite dalla Regione e dagli enti locali, con eventuali costi e nuove tasse che si scaricheranno anzitutto sulle fasce deboli, i lavoratori dipendenti e i pensionati. Per quanto riguarda ancora i precari a rischio, basti ricordare che nei Comuni abruzzesi che ne sono oltre 500, 170 alla Regione (un altro centinaio sono già tornati a casa), oltre 350 nelle varie Province, ecc.
Nelle scuole abruzzesi, per esempio, quest’anno sono a rischio 679 posti di docente e 433 posti di personale amministrativo. Altro che estendere il tempo pieno e prolungato, come chiedono le famiglie; altro che contenere il numero degli alunni per classe, altro che investimenti per garantire la sicurezza degli edifici, la salvaguardia dei corsi serali o l’insegnamento delle materie musicali.
E’ per protestare contro tutto questo che i lavoratori abruzzesi e la Cgil saranno a Roma sabato. Le risorse vanno trovate riformando il fisco, scovando gli evasori e tassando i patrimoni: ai dipendenti e ai pensionati vanno abbassate le tasse, incentivando il lavoro di giovani e donne e le assunzioni a tempo determinato”.


10 Giugno 2010

Categoria : Economia
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