Grandi rischi, difficile compito del GUP: non processo alla scienza, ma agli uomini


L’Aquila – (G.Col.) – Ora tocca al GUP, il giudice delle indagini preliminari, Grieco o Billi, non si sa ancora chi dei due sarà, decidere su un caso senza precedenti: debbono essere processati degli scienziati e dei burocrati che si riunirono (Commissione Grandi Rischi convocata a L’Aquila colpita da terremoti continui che duravano da mesi), senza produrre nulla di utile sei giorni prima del terremoto aquilano, del “deadly earthquake”, terremoto mortifero, come lo definì nel giugno scorso la più prestigiosa rivista scientifica del mondo, “Nature”? La Procura dell’Aquila (magistrati Rossini e Picuti) chiede al GUP che siano rinviati a giudizio vip e fior fiore della sismologia italiana: sette sono indagati per omicidio colposo plurimo, che peccarono di ”negligenze fatali”: non ritennero di dover mettere in atto alcuna misura per contenere gli effetti di un probabile grande evento. Non un allarme, ha sempre detto la Procura, ma un avvertimento: guardate, un terremoto è probabile, decidete cosa volete fare.
I sette indagari sono Franco Barberi (presidente vicario Commissione Grandi Rischi), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), Bernardo De Bernardinis (vice capo della Protezione civile, aquilano originario di Ofena), Mauro Dolce, (responsabile dell’ufficio rischio sismico della Protezione Civile), Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore della fondazione Eucentre) e Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre all’Universita’ diGenova). La notifica degli avvisi di garanzia lo scorso 3 giugno, suscito’ reazioni polemiche, tra le quali la piu’ accesa del sottosegretario e capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Ma l’inchiesta non poteva non esserci: a chiederla un esposto dell’avvocato aquilano Antonio Valentini, con la successiva adesione di molti altri cittadini. Quel 31 marzo, intorno ad un tavolo, oltre ai sette membri della Commissione Grandi Rischi, che se ne andò senza aver prodotto assolutamente nulla di immediato e noto ai cittadini, c’erano – come osservatori ad alcuni anche sgraditi, l’assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, Daniela Stati, il dirigente Altero Leone, ed il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. Di quel giorno Cialente ha sempre ricordato le parole di Enzo Boschi dell’Ingv: ”Ma che volete, all’Aquila prima o poi un terremoto arriva…”.
La rivista Nature ha scritto, dopo la notizia dell’inchiesta, che i sette sono presi di mira “for not alerting the population before the disaster”. Esatto, ma generico: non si trattava di allertare la popolazione, ma di informarla della possibilità molto elevata di un forte sisma.
Lo dicono la storia, tre distruzioni a L’Aquila, le caratteristiche del fenomeno (lunga serie precedente l’evento, scosse sempre più forti e frequenti), il buonsenso e la prudenza: il terremoto non si prevede, quindi neppure si può escludere, e quando la terra trema continuamente da mesi, sempre più forte, sempre più spesso, persino un sismologo prudente dovrebbe dire: non posso esserne certo, ma tutto mi fa pensare che ci sarà un terremoto importante: regolatevi. Invece il 31 marzo la stampa fu tenuta a bada, furono chiuse le porte, non emersero comunicati ufficiali, e il verbale fu firmato solo il 6 aprile. Forse qualcosa da chiarire c’è, senza mettere la scienza sotto processo. Ma questo la Procura non intende farlo: la scienza no, certi personaggi sì. An che per dar loro la possibilità di scagionarsi con prove e documenti. Nessuno sente un minimo di rimorso per 308 vittime che, se fossero state fuori dalle loro case, non sarebbero vittime?
(Nella foto Col esclusiva InAbruzzo.com: La Commissione grandi rischi riunita nel pomeriggio del 31 marzo a Palazzo Silone, a prote chiuse. L’obiettivo del nostro giornale sta per essere espulso e allontanato)


18 Luglio 2010

Categoria : Cronaca
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