Delitto Rea, nuovo esame autoptico


Ascoli Piceno – (Nella foto i Parolisi con la loro bambina) – La magistratura di Ascoli, che continua a condurre l’inchiesta sull’assassinio di Carmela Rea detta Melania, accoltellate il 18 aprile in un bosco presso Civitella del Tronto, ha disposto nuovi esami autoptici che vengono eseguiti oggi. Il corpo straziato della giovane madre sarà ancora esaminato attentamente. I funerali, forse, saranno autorizzati ed eseguiti nei prossimi giorni dopo l’accertamento di oggi, che riguarda presumilmente le ferite inferte con un’arma da taglio, e in particolare quelle che qualcuno vede come tracce a forma di croce uncinata. Inferte dopo la morte in un incontenibile èmpito di ferocia? O solo segni dalla forma casuale?
In questo delitto tutto è ancora incerto, e arrivano nuovi enigmi. Per esempio l’anello, forse di fidanzamento, di cui all’improvviso si è parlato ieri pomeriggio. Di chi è? Fu trovato insieme con un collanina, un accendino, un orecchino accanto al cadavere. Ma non vicino come gli altri. E’ stato lanciato via dalla donna? Appartiene ad altri e con Melania non c’entra nulla? Tutto incerto. Il delitto è un rompicapo, come ha detto ieri un magistrato di Ascoli. Ma è anche sconcertante che l’anello non sia stato trovato durante la accurate, lunghe, meticolose ricerche svolte da decine di uomini. Oppure fu trovato, e spunta solo ora? Lo sgradevole sport di centellinare i misteri sui delitti non consente di appurare neppure quel poco di verità spuntata finora.
Oggi si lascia trapelare ancora che gli specialisti indagano sui tabulati telefonici sia della vittima che del marito Salvatore Parolisi, finora spremuto come un limone ma rimasto non indagato, quindi solo teste e parte lesa. Si cerca una donna vista sul luogo del crimine. Nessuno sa per ora chi era e cosa faceva. Come del resto nessuno sa chi telefonò da Teramo, usando una cabina pubblica, alla polizia, segnalando un cadavere nel bosco.
Il giallo delle foto, infine. L’amico di Parolisi ha fatto sapere che consegnerà i suoi telefonini ai carabinieri, perchè accertino che non sono stati usati per inviare a Parolisi foto del luogo in cui si trovava il cadavere. Il caporalmaggiore ha sostenuto di conoscere i particolari circa il luogo avendo visto delle foto inviategli dall’amico che si era recato sul posto per identificare il corpo. Non è vero, ribadisce quest’ultimo. Un dettaglio non certo irrilevante nelle indagini.


13 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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