Basta con i falsi messaggi


L’Aquila – (di Domenico Mastrogiuseppe, fisico) – Come la totalità degli Aquilani, ho anch’io vissuto drammaticamente la più terribile delle esperienze. Mi è anche capitato di essere stato inconsapevole strumento di quella televisione strappalacrime utilizzata, nel caso di cui scrivo, in chiave celebrativa. Era un dibattito su Rai Uno, durante il quale non mi è stata data la possibilità di esprimere il mio pensiero: ne avrebbe compromesso la finalità celebrativa e, cosa inaccettabile, avrebbe infastidito il presidente del consiglio, che quel dibattito stava seguendo. Così mi disse alla fine per giustificarsi, la conduttrice Monica Setta, che in quella stessa trasmissione ebbe il mostruoso coraggio di chiedere all’Avv. Maurizio Cora, se dopo il lungo colloquio avuto con il presidente Schifani, vedeva nella sua vita “uno squarcio di ottimismo”. Con lo stordimento causato dalla inaudita violenza del sisma, ho trascorso la settimana fra il 6 aprile e Pasqua, totalmente assorbito dai lavori di ripristino del vecchio camper nel quale ci eravamo rifugiati e nel quale quasi più nulla funzionava; e guardandomi intorno (nel quartiere del Torrione dove abito) mi sembrava che tutto sommato ce l’eravamo cavata a buon mercato. Le notizie che sentivo dalla radiolina, le consideravo come legate alla vetustà ed alla fragilità delle frazioni più colpite o al malcostume; come per la casa dello studente. Ho realizzato pienamente quanto sconfinata fosse la tragedia che ci aveva colpiti, proprio partecipando a quella trasmissione su Rai Uno il pomeriggio del giorno di Pasqua, quando sul grande schermo posizionato davanti agli ospiti, ho visto per la prima volta le immagini di una Città distrutta: quella meravigliosa Città che mi aveva ospitato come studente, che mi aveva dato una laurea in Fisica, un lavoro che amavo e che avevo scelto per farci nascere i miei figli, quella Città non c’era più. Arrivò perfino a chiedermi, quella cinica conduttrice, cogliendo il momento della mia commozione davanti a quelle terribili immagini, se mi sentivo in colpa per essere sopravvissuto. Alla mia contrariata richiesta di voler invece parlare della rabbia che mi portavo dentro, mi tolse subito la parola e, tergiversando subdolamente, non me l’ha poi più ridata. Avrei voluto additare all’opinione pubblica, quanto nefasti erano stati i falsi messaggi che avevano preceduto la tragedia, perchè causarono molte più vittime di quelle che ci sarebbero state senza quelle infondate rassicurazioni. C’è stata una ignobile passerella televisiva di alti e noti dirigenti, coralmente protesa a rassicurare il “Gregge”, al quale non bisognava assolutamente far sapere che forse sarebbe arrivato il lupo a dilaniarci. In un Paese realmente civile, quei comportamenti inaccettabilmente superficiali, di personaggi resi influenti dalle importanti cariche pubbliche ricoperte, sarebbero stati messi sotto inchiesta per procurata strage colposa: spero vivamente che il Procuratore Rossini, riesca a far fare al nostro Paese un tale salto di civiltà.

Altro che il procurato allarme imputato al povero Giuliani; al quale invece va riconosciuto il merito di aver salvato le vite di tante persone che avevano il privilegio di essergli amiche; quelle tante persone, che hanno avute la case crollate; ma si sono salvate, perché grazie ai suoi sms, avevano passato in macchina quella tragica notte. Un personaggio Giuliani, preso inspiegabilmente(?) di mira, soprattutto dal mondo accademico. Mi ha indignato in particolare un notissimo geologo, professore della facoltà di Scienze, reso purtroppo credibile ai più, per le sue numerose partecipazioni ad importanti trasmissioni Rai. Con un articolo di stampa antecedente al 6 aprile, rimproverava Giuliani di aver fatto cose che non gli competeva fare e con volgare sarcasmo, concludeva che la denuncia che si era presa, rappresentava una conferma della legge del menga. Se è vero, come gli ho sentito dire in televisione in una delle sue tante interviste, che con cinquecento euro è in grado di calcolare la frequenza di risonanza di un edificio in progetto, di studiare la geologia del terreno scelto per realizzarlo e verificare se tale frequenza di risonanza può coincidere con la frequenza delle onde sismiche, allora vuol dire che ha fatto la più importante scoperta del secolo: l’equazione del terremoto. Equazione che evidentemente gli ha consentito di calcolare i “megatoni custoditi nella santabarbara” che a suo recente dire, noi poveri aquilani dovremmo avere sotto i piedi. Per cortesia, o dategli il premio Nobel o fermatelo.

Anche altri suoi colleghi hanno recentemente riproposto questo falso messaggio, scrivendo proprio da queste stesse pagine, di presunte bombe atomiche sotto la nostra Città. Ci sono moltissimi aquilani che ancora non rientrano nelle loro case, che si stanno chiedendo se tornare o se restare nelle città dove hanno trovato una solidale ospitalità; è certo che sentir parlare di bombe atomiche da docenti universitari, resi forse eccessivamente credibili dalla loro frequente presenza in televisione, non li aiuta certo a decidere di tornare a L’Aquila. A queste persone io invece dico di tornare per aiutarci a ricostruire una Città da additare al mondo come modello: L’Aquila Futura; perché questa volta il maledetto terremoto, ci ha ben insegnato come ricostruirla e forse, Grazie a Giuliani (ne consiglio vivamente il libro), ci ha anche insegnato a percepire, con accettabile attendibilità, i suoi segnali premonitori.


03 Gennaio 2010

Categoria : Dai Lettori
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