Il grande cocomero


L’Aquila – Da Domenico Mastrogiuseppe, fisico, riceviamo: “Caro Direttore, condivido con lei la grande passione per la Fisica. E’ una passione che spinge chi la possiede a cercare di capire nel profondo le cose del mondo e della vita. Voglio per questo parteciparle una mia riflessione su quelle che possono essere le conseguenze della dissennata attività estrattiva posta in essere dall’uomo ai danni della nostra Terra e che dura, con progressione esponenziale, da oltre un secolo. Un semplice modellino che aiuta a capire meglio questa mia riflessione, lo si può avere immaginando la terra come un grande cocomero che nel suo complesso movimento a folle velocità, sospeso nel vuoto cosmico, ruota anche velocemente su se stesso, intorno ad un ideale asse che lo attraversa sui due poli. Il cocomero da anche un’idea abbastanza verosimile di come è fatta la terra: la parte verde della buccia la possiamo assimilare alla crosta terrestre, la parte bianca al mantello e la parte rossa ai nuclei interno ed esterno. Solo la superficie è un po’ diversa: quella del cocomero è liscia ed integra, mentre quella della Terra è molto irregolare, frammentata e rugosa e con grandi pozzanghere. E’ inoltre popolata da sterminate popolazioni di “formiche fameliche”, che avendo scoperto quanto buono sia il succo che si cela nelle sue profondità, si adoperano e si affannano in tutti i modi per cercare di estrarlo in grandi quantità; ed inebriati come ne sono dal suo dolce sapore, non si rendono conto che esagerando, creano le condizioni che possono portare il grande cocomero ad afflosciarsi.
Il petrolio fino ad oggi estratto è una quantità abnorme. Da un calcolo approssimato che ho fatto, solo con i circa 300’000 milioni di barili estratti negli ultimi 10 anni, si ricoprirebbe interamente la superficie di tutta la nostra penisola. Con quelli estratti negli ultimi 100 anni, ci si ricoprirebbe più dell’intera Europa. Si tratta di una massa enorme della nostra terra, grande come un continente, alla quale è stato cambiato posto. La stessa cosa la abbiamo fatta anche con le altrettanto enormi quantità di carbone e di gas e dei tanti altri minerali estratti da profonde miniere.
Tutto questo senza che mai nessuno, neanche il prestigioso IERS (International Earth Rotation Service) americano, si sia posto il problema delle conseguenze che ne sarebbero potute derivare per la nostra Terra, in considerazione dell’importantissimo ed inviolabile principio della conservazione del momento della quantità di moto. Un principio fisico che conoscono bene i gatti (lo applicano muovendo appropriatamente la coda, per ricadere sempre sulle zampe), i ballerini e i pattinatori su ghiaccio: se in un corpo cui è stato impresso un movimento rotatorio, viene cambiata la distribuzione delle masse rispetto all’asse di rotazione, la sua velocità di rotazione subisce una variazione, affinchè il “momento della quantità di moto” rimanga per l’appunto inalterato. Il pattinatore che ruota su se stesso con le braccia distese, semplicemente ritraendo le braccia, fa aumentare vertiginosamente la sua velocità di rotazione o al contrario la fa nuovamente diminuire allontanandole. Tornando al nostro problema, possiamo dire che quelle enormi masse di petrolio, di carbone e di gas, le abbiamo spostate, allontanandole mediamente di alcuni km dall’asse di rotazione terrestre. Si può quindi dire con certezza che la velocità di rotazione della terra, in questi ultimi 100 anni è cambiata; anche se non ho elementi e conoscenze per dire di quanto. Se è cambiata è certamente diminuita. Per chiarire meglio il concetto, si pensi ad una giostra che gira con i seggiolini legati alle catene: quando la velocità di rotazione diminuisce, diminuisce anche la forza centrifuga; ne consegue la prevalenza della forza di gravità e i seggiolini e le persone che vi sono sedute si abbassano e si riavvicinano all’asse di rotazione della giostra. La stessa cosa accade per tutta la materia terrestre. Accade anche per le maree; ma in questo caso lo spostamento delle grandi masse d’acqua coinvolte, è solo di pochi metri, mentre nel caso del petrolio, del carbone e del gas, può anche arrivare a 10 km. Inoltre per le maree, c’è una periodicità legata all’orbita lunare, rispetto alla quale la terra ed il suo mantello potrebbero aver raggiunto nei millenni, un naturale e non catastrofico ondeggiamento. Ciò può non essere accaduto rispetto alla variazione di forza centrifuga causata dalle attività estrattive. Forza che, se verosimilmente diminuita oltre una certa soglia, potrebbe aver causato l’innesco di questi poderosi sommovimenti, attraverso i quali la terra sta cercando di riposizionare le sue masse alla ricerca di un nuovo equilibrio: ed ecco quindi la insolita ravvicinata sequenza di spaventosi terremoti, cui potrebbe non essere estranea neanche l’eruzione del vulcano finlandese e, a sentire Bertolaso, anche del caricamento del colpo in canna di qualcuno dei nostri vulcani dormienti. Anche l’esplosione del pozzo di petrolio sottomarino nel golfo del Messico (ma come hanno potuto non immaginare che a quelle spaventose profondità poteva succedere di tutto), potrebbe essere stata causata dalla prevalenza della forza di attrazione gravitazionale sulla forza centrifuga, con conseguente aumento della compressione esercita dalla crosta terrestre sul mantello e sui nuclei.
Andrebbe messa nel ragionamento e nel medesimo conto di cui sopra, l’anidride carbonica che la combustione di tutta la enorme quantità di petrolio, carbone e gas, ha generato e che si è diluita nell’atmosfera (anche l’atmosfera è un tutt’uno con il grande cocomero ed anch’essa gira intorno allo stesso asse terrestre). Non oso neanche immaginare cosa potrà ancora succedere di peggio, quando l’ormai evidente effetto serra libererà l’acqua imprigionata nelle sconfinate distese ghiacciate dei poli: questa enorme massa resa fluida, spinta dalla forza centrifuga impressa dalla rotazione terrestre, migrerà lentamente verso l’equatore; sconvolgendo l’andamento delle correnti oceaniche e rallentando ulteriormente, per lo stesso principio di cui si è detto, la velocità di rotazione di questa nostra stupenda “Navicella azzurra e rotonda” (così descrissero la terra i ragazzi della scuola elementare del Torrione quando diedero vita alla Riserva naturale didattica dell’Arcobaleno).
(Ndr) – Le considerazioni dell’amico fisico Mastrogiuseppe ci sembrano, da semplici innamorati della fisica e delle scienze in generle (tra le quali ola fisica è la principessa), fondate e preoccupanti, coincidenti con riflessioni che anche noi abbiamo spesso rimuginato, specie quelle sulla conservazione del momento angolare della nostra terra e sulle estrazioni smodate di idrocarburi. Ora aggiungiamo la serie davvero anomala di spaventosi terremoti (oggi l’ultimo, 7,4 ml) che si susseguono nel mondo, anche se i giornali ne parlano poco o nulla. Senza scomodare i Maja, a molti viene in mente la predizione del loro calendario, che sicuramente non c’entra nulla, ma contribuisce a inquietarci. Aggiungiamo i tremendi effetti che avranno, nel tempo speriamo lontano, le liquefazioni dei poli per colpa dell’effetto serra. E le furiose manifestazioni energetiche di uragani e tsunami, che si susseguono con inquietante frequenza. Il quadro complessivo è terrificante. E purtroppo non scientificamente infondato, anzi il contrario. Di riflessioni come quella di Mastrogiuseppe ne occorrerebbero tante, e qualificate come quella che avete letto. (Nella foto: un’immagine del film The day after tomorrow, l’Alba dl giorno dopo, che dovrebbe essere proriettato nelle scuole di tutto il mondo per la sua fondatezza scientifica e attendibilità previsionale)


09 Maggio 2010

Categoria : Scienze
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