Sisma, affari d’oro per privilegiati, restano invenduti i prodotti agroalimentari locali


mucche1L’Aquila – La coraggiosa lotta di Dino Rossi, del Cospa, ha trovato importanti alleati e pare che alla fine porterà dei risultati, che cominciano a delinearsi: se non altro, il problema è “scoppiato”. Per gli sfollati e gli abitanti delle tendopoli ai quali vengono serviti ogni giorno i pasti, saranno usati prodotti locali: la spesa che qualcuno amava fare altrove o presso la grande distribuzione (chi sa perchè, solo una scelta discutibile?) si farà includendo i prodotti degli allevatori e degli agricoltori dell’Aquilano. Oggi allevatori, produttori di latte, ed esercenti, hanno denunciato nel corso di un’assemblea alla Centrale del Latte “la totale mancata considerazione da parte dell’amministrazione comunale dell’Aquila, dei loro prodotti”. Una nota diffusa oggi dalla Confcommercio denuncia: “Niente gare ad evidenza pubblica, nessun bando a parte quello sul reperimento della carne pubblicato solo il 12 maggio, di fatto senza pubblicità, chiamando semplicemente qualche ditta”. Ora si profila un’ordinanza, già firmata dal commissario Bertolaso, e che dovrebbe avere la sigla anche del presidente Berlusconi, per autorizzate i sindaci ad approvvigionare le tendopoli, rivolgendosi “in via prioritaria e fino al 31 dicembre 2009, alle piccole imprese operanti nei territori colpiti dal sisma”. C’è ancora da chiarire qualche aspetto, dice la nota: “Non vorremmo che l’ordinanza si riferisse ad imprese locali che importano dall’estero e non ai produttori, basta ingrassare la distribuzione” ha dichiarato il direttore dell’Ara (Associazione regionale allevatori), Alberto Fasoli, denunciando la totale assenza di atti formali, da parte del Comune dell’Aquila, che imponessero da subito acquisti diretti dagli allevatori, dai panificatori, e dai produttori locali. Perfino con il Nucleo di emergenza, istituito con delibera di giunta regionale, presso la direzione Agricoltura della Regione Abruzzo, il Comune dell’Aquila non è riuscito ad interfacciarsi, per siglare un protocollo d’intesa che salvaguardasse i produttori locali.
Il direttore della Confcommercio, Celso Cioni ha dichiarato che si sosterranno solo i prodotti locali legandoli al mondo della distribuzione, entro la quale, in tutto il territorio nazionale, sono stati posti corner per promuovere i prodotti aquilani, attraverso un logo donato dal designer Gratton alla città, per rilanciarne il sistema produttivo. Secondo quanto riportato da Fasoli, gli allevatori sono riusciti a fare solo un paio di forniture di carne al campo di Piazza d’Armi, su richiesta del responsabile di campo, per il resto nelle tende si consuma carne e prodotti che non provengono dal territorio aquilano, spesso importati e per niente garantiti. “Ancora una volta siamo stati lasciati soli, anche dalle associazioni di categoria” ha denunciando Dino Rossi, portavoce del Cospa, che sollecita l’estensione della zona franca anche ad altri comuni della provincia, in modo da evitarne lo spopolamento, paventando la messa in atto di alcune manovre per affossare la Centrale del Latte dell’Aquila “l’unica realtà – ha aggiunto – in mano agli allevatori”. Ci sarebbero infatti grandi holding pronte a rilevare il sito, le cui pressioni potrebbero portare alcune banche a togliere ossigeno alla Centrale. Il direttore della Centrale Mario Sabelli, aveva presentato un piano industriale prima del sisma, ancora attuabile, grazie al quale tagliando i costi di 400mila euro, sul ciclo di trasformazione del latte, riuscivano a garantire parte del guadagno agli allevatori. “Stiamo valutando una banca seria – ha aggiunto – cui appoggiarci per metterlo in pratica”. Il progetto ha ottenuto l’appoggio della Confcommercio, che studierà con loro tutte le strade percorribili, in modo da promuovere anche il sistema parchi abruzzese, e rilanciare l’economia turistica comprensoriale. Nel frattempo si fanno i conti con il fatto che il latte aquilano, nei campi non ci va. La Centrale comunque operativa, ha avuto in queste settimane l’appoggio di una cooperativa di Perugia per il confezionamento, e di gruppi romani che hanno acquistato latte e mozzarelle, potendo vantare ancora prodotti caseari genuini, ma l’amministrazione comunale pare ignorare la ricchezza di 26mila vacche, capaci di alimentare con latte, formaggi e mozzarelle, da subito, l’intero territorio. La situazione è disastrosa ma le associazioni non staranno a guardare, per il momento l’ordinanza è un primo passo avanti, migliorabile con emendamenti di cui la Confcommercio, ha assicurato il direttore Cioni nel corso dell’assemblea, si farà portatrice in Senato.


18 Maggio 2009

Categoria : Cronaca
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