Memorial e parcheggi, riflettiamo tutti
L’Aquila – (di Antonello Bernardi, consigliere comunale) – La vicenda del ‘Parco della Memoria’ (o, se si vuole, del ‘Memorial Center’), con tanto di parcheggio sotterraneo laddove sorgeva la Casa dello Studente dell’Aquila, amplificata dai quotidiani nazionali, non può essere liquidata con un semplice “non si fa più”. Deve piuttosto essere sentita come una sorta di invito a una più ampia riflessione.
La risposta data dai familiari degli studenti vittime della tragedia del crollo di quello stabile, la terribile notte del 6 aprile di due anni fa, non può essere unicamente definita “ipersensibilità”. Ciò, poiché l’ipersensibilità appartiene alla sfera personale ed è quella parte della sofferenza che aumenta quando si è soli. Mettere insieme, così come hanno fatto le famiglie delle vittime, tutte le tragedie nazionali e i morti da esse mietuti, è un atto da cittadini oggettivamente sensibili e responsabili, che hanno compreso quanto la legalità, intesa anche come etica delle responsabilità dei singoli e politica, debba essere il nucleo centrale dal quale ripartire per una ricostruzione, anche morale, della città e del Paese intero.
I luoghi in cui si sono interrotte tante vite devono essere restituiti alla collettività come spazi dove coniugare il rispetto verso chi non c’è più e la volontà di trasmettere una memoria efficace di ciò che è stato, per evitare altre morti dovute anche all’irresponsabilità dell’uomo.
Non luoghi di pellegrinaggio, quindi, né tantomeno di profitto. Ma luoghi che siano monito per il futuro e da cui ripartire, con la consapevolezza che decisioni e scelte effettuate in modo difforme dalla cultura della legalità, e contravvenendo a qualsiasi criterio di responsabilità, generano solo lutti e disperazione. Solo il coraggio di scelte etiche, mirate unicamente all’interesse esclusivo della comunità, può essere lo strumento per coltivare pratiche politiche all’insegna del rispetto delle leggi e dell’uomo in generale. Scelte che possono costituire un modello da esportare ovunque, soprattutto in una Nazione come la nostra, tangibilmente mal ridotta.
Se poi l’idea del parcheggio, così come presentata, fosse anche solo un sasso buttato nello stagno, vale la pena ricordare a tutti che siamo ancora oggi di fronte una delle più grandi tragedie del nostro tempo, che affonda le radici in concause che forse dovremmo aver capito. Tragedia che, con un altro scenario, e soprattutto in altro orario, avrebbe potuto generale migliaia e migliaia di vittime, soprattutto negli edifici pubblici.
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