Ofena, torture psicologiche agli sfollati


ofenaOfena – Il paese della Valle del Tirino è uno dei 49 comuni ricadenti nel cratere, con un centro storico seriamente compromesso per la precarietà in cui versano i vecchi fabbricati, per motivi di incuria riconducibili all’amministrazione comunale. Lo scrive Dino Rossi, del Cospa. “Al seguito del terremoto, per maggiore sicurezza, il centro storico avrebbero dovuto essere transennarlo del tutto, invece è stato delimitato a tratti, quindi, gli ofenesi non avendo un ricovero si sono dovuti arrangiare alla meglio. Il Sindaco non si è preoccupato di trovare loro un alloggio, anzi, quei pochi cittadini più fortunati ai quali era stato assegnata la tenda dai vigili del fuoco, avvertiti dallo scrivente, sono stati continuamente incitati a lasciare il campo tanto da indurli ad infrangere la legge, costretti ad occupare di nuovo le abitazioni inagibili per un riparo per la notte e un posto dove poter mangiare. Il nostro Sindaco, invece di tenere tranquilli e sicuri i cittadini – continua Rossi – si è preoccupato solo di fare una serie di ordinanze, una volta per lo sgombero e poi per il rientro nelle abitazioni e successivamente per tornare nelle tende, una tortura psicologica che aggiungendola alla paura del terremoto, alcuni sono stati ricoverati in ospedale. Adesso misteriosamente scompaiono anche le barricate erette dal Comune con annesse le ordinanze fatte dopo il sei aprile, con le quali si impediva l’accesso ai cittadini, una di queste si trovava in Via Umberto I, che inspiegabilmente è stata tolta dal Comune senza aver eseguito i lavori di puntellamento per la messa in sicurezza. Alcuni giorni fa, il Sindaco ha emesso l’ennesima ordinanza nei confronti di un cittadino che lo obbliga a fare rientro nella propria abitazione dove insiste un fabbricato pericolante che ha causato la chiusura della suddetta strada. Inoltre, alcune famiglie di agricoltori hanno perso le loro case, ne le associazione di categoria hanno trovato loro una sistemazione nè tanto meno il Comune, visto che queste famiglie hanno trovato riparo dai propri parenti ed una in particolare si è trovata a separare il proprio nucleo famigliare perché il container fornito dalla CIA non è sufficiente. Nonostante ciò, continuano a lavorare anche con i disagi del caso per cercare di fornire a sua volta ai loro colleghi terremotati un prodotto che poi difficilmente arriva nelle mense degli sfollati, a causa delle amministrazioni locali poco attente, ma sufficientemente accorti ai propri interessi politici ed economici”.


27 Giugno 2009

Categoria : Cronaca
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