Le categorie, i docenti: “L’ateneo della città”


giusi-micrifonoL’Aquila – (Prof. Giusi Pitari, Facoltà Biotecnologie) – Il nostro sito InAbruzzo.com continua ad ospitare interventi e prese di posizioni da parte delle categorie più significative della città. Abbiamo oggi un intervento di Giusi Pitari, docente a Biotecnologie: “La storia della città dell’Aquila, come città degli Studi, ha radici antiche: risale al 11 ottobre 1458 la lettera a re Ferdinando d’Aragona per richiedere la licenza di aprire uno Studium conforme a quelli esistenti a Bologna, Siena e Perugia. Nel tempo si sono susseguite diverse iniziative che ci testimoniano come la nostra città, racchiusa tra le montagne, abbia sempre racchiuso anche cultura, umanistica e scientifica.
Nell’estate 1949, per iniziativa di Vincenzo Rivera, professore di scienze agrarie, accademico d’Italia, membro della Costituente e più volte eletto al Parlamento, gli aquilani videro l’inaugurazione dei corsi universitari estivi ai quali parteciparono principalmente studenti abruzzesi iscritti all’Università di Roma. Il successo di tali corsi pose le basi per la fondazione di una libera università dell’Aquila.
La libera Università è stata la pietra miliare sulla quale negli ultimi 50 anni l’ Università è cresciuta, vestendo la città di cultura, di persone, di giovani, di innovazione. L’Università ha colorato la città con tinte vivaci, di scambio, di opportunità di lavoro e crescita, laureando nelle più diverse discipline migliaia di uomini e donne. L’Università degli Studi dell’Aquila è cresciuta non solo nell’offerta formativa, ma anche e soprattutto nella ricerca raggiungendo punti di eccellenza al livello internazionale.
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L’Università degli Studi dell’Aquila è l’Università della città. Rimane qui, con la sua città e i suoi cittadini, per ora ancora dispersi. L’Ateneo grazie ad uno sforzo immane di tutto il personale docente e non docente, sotto la guida instancabile del Magnifico Rettore, è ripartita subito, con un messaggio toccante del prof. di Orio sul sito web provvisorio, già in funzione pochi giorni dopo il sisma.
Il 6 aprile ha cambiato la città, ma non l’ha distrutta. E la permanenza di tutte e nove le Facoltà all’interno dell’Aquila ne è la prova tangibile.
L’Università ha ora un passato, quello che anche quest’anno l’ha portata ai vertici delle classifiche nazionali, ed un futuro che costruiremo assieme, con tenacia, forza e gentilezza. Cosa sarà l’Università in futuro? Sarà come è sempre stata l’Università della città, dove si ricostruirà. Per il prossimo anno accademico, le attività didattiche verranno svolte alcune nelle sedi degli anni precedenti, altre trasferite in attesa della ricostruzione. Le attività di ricerca, tanto cresciute negli ultimi anni e fiore all’occhiello dell’Ateneo, stanno ripartendo, anche appoggiandosi a laboratori esterni.
Purtroppo il sisma ha danneggiato fortemente alcuni edifici, ma non si è parlato dei danni enormi arrecati alle attività di ricerca che sono ciò che contraddistingue la semplice formazione dalla formazione universitaria. Molti dei ricercatori Universitari hanno perduto strumentazioni, reagenti costosissimi, esperimenti di anni, libri, con gravissimi danni non solo economici, ma soprattutto culturali e di ricerca. Nonostante questo, con grande determinazione la ricerca sta riprendendo e naturalmente contiamo di ricevere, oltre alla solidarietà di tani, come già in passato e anche di più, finanziamenti ai nostri progetti per i quali concorriamo a tutti i livelli. Nei nostri laboratori di ricerca, nei nostri studi, nelle nostre biblioteche si formano i tanti ragazzi che ci hanno scelto e continueranno a sceglierci. Grazie alla nostra attività di ricerca, la didattica cresce in qualità portandosi a livelli molto elevati. E’ per questo che l’Ateneo, oltre agli sforzi che sta compiendo per dare agli studenti il supporto alla didattica necessario per le lezioni del prossimo anno accademico, si sforzerà di ridare a tutti i giovani la possibilità di frequentare i laboratori di ricerca, insieme a quelli strettamente didattici. Molti studenti, durante questi tre mesi molto impegnativi, non ci hanno solo chiesto aule, biblioteche e sale per lo studio, ma anche di poterci trovare nei nostri luoghi di studio e ricerca, per potersi avvicinare e crescere attraverso il nostro lavoro quotidiano di ricerca e sperimentazione.
Ma l’Università da sola non può ripartire, ha bisogno della sua città e viceversa. Tutti hanno bisogno di tutti.
Primo tra tutti dobbiamo avere gli alloggi, per noi e per i ragazzi. Ciò è possibile se non si deciderà, ancora una volta, di tradire questa cittadinanza. Lo zelo messo per la costruzione delle unità abitative, tra l’altro non sufficienti ad accogliere tutti, deve essere messo per risanare gli edifici lesionati. L’Aquila deve divenire un cantiere efficiente, ovunque. In questo modo la maggior parte di noi potrà rientrare o almeno sperare di rientrare in una città che ripartirà insieme a noi e potrà dire ai ragazzi che sceglieranno di formarsi qui: “venite, abbiamo alloggi sicuri,” per esempio alla Guardia di Finanza, oggetto di una ristrutturazione velocissima e accurata e luogo ideale per un campus. Questo, nell’immediato futuro, darebbe di nuovo un respiro a questa città. Molte attività riprenderebbero vita e di nuovo colorerebbero la città come è sempre stato, anche se momentaneamente in luoghi diversi.
I ragazzi che io ho sentito vogliono rientrare e forse dovremmo prendere esempio da tanti genitori, di cui cito solo Loredana, mamma esemplare di Rieti che, dopo aver accettato il desiderio della figlia Martina di rimanere a L’Aquila, nonostante sia rimasta, quella tragica notte, sotto le macerie, non ha esitato ad ospitare nella sua casa in questi mesi alcuni studenti fuori sede e provenienti da città lontane. Li ha ospitati ed ha permesso loro di rimanere vicino alla Università che qualche anno fa avevano scelto e grazie alla quale avevano conosciuto una città che non hanno mai smesso di amare e che ora vogliono concorrere a ricostruire.
L’Università ha bisogno della sua città e viceversa. Ci aspettiamo di crescere insieme a L’Aquila e aspettiamo risposte concrete a quello che chiediamo, a quello che gli studenti hanno sempre chiesto. Chiediamo alloggi per gli studenti, sin da ottobre, perché sappiamo che gli studenti torneranno e faranno anche sacrifici, sapendo che prossimamente, grazie alla solidarietà di alcuni enti, potremo avere dei veri e propri campus. Faranno sacrifici, ma senza alloggi è impossibile che i tanti fuori sede possano tornare.
I ragazzi fuori sede hanno messo a punto un sondaggio su Facebook nel quale si chiedono : 1. Rimarrai a L’Aquila in ogni caso? 2. Rimarrai a L’Aquila solo se ci saranno alloggi? 3. Ti trasferirai in ogni caso? Ebbene, secondo questo sondaggio (per ora hanno risposto circa 170 studenti) rimarrà a L’Aquila il 41% , rimarrà a L’Aquila solo se ci saranno alloggi messi appositamente a disposizione il 45%, e il 14% andrà via. Da questi dati si capisce bene quale sia al momento il problema da affrontare. La sensazione è che se non daremo come città un segno a questi ragazzi, perderemo circa il 50% degli studenti. Il che significa produrre un’emorragia che poi fermare sarà difficile fermare, anche se l’Istituzione Universitaria ha fatto e farà tutto il possibile per riprendere a pieno ritmo tutte le attività dando, tra l’altro, la possibilità a tutti i dipendenti di mantenere il posto di lavoro per continuare a crescere.
Tutto il personale dell’Università ed in particolare il personale docente di cui io faccio parte, chiede alla città, attraverso i suoi amministratori e quindi anche attraverso le amministrazioni provinciali e regionali, di impegnarsi in una ricostruzione della città Universitaria che non sia solo un rattoppo, ma sia l’avvio di un nuovo modello (quello giusto) di concepire una città Universitaria, di desiderare una città Universitaria, di essere esempio per tutti gli altri Atenei di attenzione alla formazione, alla cultura, all’innovazione, agli scambi culturali, alla vita di questi giovani ragazzi, attraverso la quale possiamo dimostrare di essere tutti una popolazione attenta, civile, che guarda al futuro attraverso i propri figli. L’Aquila assieme alla sua Università potrà diventare il più grande laboratorio d’Italia di sperimentazione, innovazione, studi e ricerche.
Infine un’attenzione della città ai suoi studenti, in questo momento, nell’immediato, sarebbe il segno adeguato da dare a tutte quelle famiglie che hanno perduto i propri figli, i nostri figli, mentre erano in città per studiare. Anche in nome loro la città deve sforzarsi di essere presente insieme all’Università nel trovare una soluzione consona alle esigenze dei tanti giovani che ci sceglieranno ancora”.
(Nelle foto: La prof.Pitari in veste accademica e in atteggiamento più rilassato)


22 Luglio 2009

Categoria : Cultura
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